hide random home http://www.asa89.it/music/pinkfloyd/pianeta/17-a.htm (Internet on a CD, 07/1998)


"PULSE" ANCORA IL CUORE DEI PINK


Dopo un album, The Division Bell, fortunatissimo (7 milioni di copie vendute in tutto il mondo, di cui ben 560.000 in Italia), un tour mondiale, partito il 30 marzo ‘94 da Miami e conclusosi il 29 ottobre a Londra, di enorme successo (ha toccato 77 città per un totale di 110 concerti davanti a 5 milioni e 300 mila persone in America ed in Europa) non poteva certo mancare una giusta testimonianza su video e CD (e, si spera, anche su vinile) di una tournée eccezionale che ha riportato i Pink Floyd “on the road” dopo 5 lunghi anni. E così in giugno è stato pubblicato Pulse, sotto forma di doppio CD, doppia musicassetta e video, fedele testimonianza del tour di The Division Bell. Mentre il CD è tratto da vari concerti (Londra, Roma e Rotterdam), il video, magnificamente diretto da David Mallet, contiene la performance tenuta dal gruppo all’Earls Court di Londra il 20 ottobre ‘94.

P U L S E (CD)

Shine On You Crazy Diamond

Astronomy Domine

What Do You Want From Me

Learning To Fly

Keep Talking

Coming Back To Life

Hey You

A Great Day For Freedom

Sorrow

High Hopes

Another Brick In The Wall Pt. 2

THE DARK SIDE OF THE MOON

Wish You Were Here

Comfortably Numb

Run Like Hell

P U L S E (VIDEO)

Shine On You Crazy Diamond

Learning To Fly

High Hopes

Take It Back

Coming Back To Life

Sorrow

Keep Talking

Another Brick In The Wall Pt.2

One of These Days





THE DARK SIDE OF THE MOON

Wish You Were Here

Comfortably Numb

Run Like Hell


Come è facile desumere dallo specchietto di cui sopra, il CD ed il video di Pulse presentano un diverso contenuto. Infatti, quest’ultimo riporta il concerto integrale tenuto a Londra il 20 ottobre ‘94 (stesso spettacolo proposto, tra l’altro, a Modena e nelle prime due serate di Roma, il 19 ed il 20 settembre ‘94), mentre il CD contiene una scaletta atipica, mai eseguita nel corso del tour. Il CD 2 contiene la classica esecuzione di The Dark Side Of The Moon (registrata a Roma), più i soliti tre bis che venivano eseguiti in questa occasione: “Wish You Were Here”, “Comfortably Numb” e “Run Like Hell”, mentre il CD 1 contiene una selezione dei brani più rappresentativi interpretati dal gruppo quando veniva eseguita la scaletta tradizionale (senza l’interpretazione di The Dark Side Of The Moon per intenderci).

Accuratissima la veste grafica del CD, secondo il più classico stile pinkfloydiano, con una copertina molto psichedelica: il pianeta terra esce (o entra, o passa attraverso, questo non si capisce bene) da un buco tondo al centro di quel grande schermo circolare che, da anni, fa parte della scenografia del gruppo; un immaginario collage di globi terracquei, mari, terre emerse, pesci, uccelli e spermatozoi, superbamente all’altezza dei migliori lavori grafici del passato. Accompagnano l’emissione discografica due elementi curiosi: uno straordinario libretto di ben 54 pagine, corredato di bellissime foto del palco e dei vari musicisti ed un led rosso intermittente, che emette un lampo ogni due secondi. Una pulsazione stellare, lampeggiante al ritmo del cuore, a cui è stata garantita una durata di dieci anni. Un bonus elettronico al quale ben si accompagnano le istruzioni d’uso interne: “Se il led vi fa diventare pazzi, vi suggeriamo di voltare verso il muro la parte di box col led. Se vi fa diventare ancora più pazzi, vi suggeriamo di separare il kit col led dalla scatola e di posizionarlo all’interno del la vostra auto: funzionerà come sicura protezione contro i malintenzionati”.


A presentare questo nuovo lavoro del gruppo ci ha pensato lo stesso Gilmour che ha invitato, a fine maggio, la stampa specializzata in un accogliente appartamento londinese, al n. 40 di Greek Street, nel quartiere di Soho. In un bellissimo salone in stile vittoriano, il nuovo leader dei Pink Floyd ha risposto alle seguenti domande.

- Un nuovo album live. Che bisogno ne avevate, visto che l’ultimo è di appena cinque anni fa e, nel frattempo, è intercorso un solo disco in studio?
“Ci allettava l’idea di rileggere integralmente, dal vivo, The Dark Side Of The Moon. Quella è musica che regge molto bene gli anni e proviamo sempre un gran piacere a suonarla. Non ci siamo mai stancati di quel disco, e abbiamo pensato che neanche il nostro pubblico ne avesse abbastanza. In America, all’inizio dell’anno scorso, durante l’ultimo tour, abbiamo raccolto molto materiale su The Dark Side Of The Moon. Nastri quadrifonici, vecchi filmati. Per tre mesi, con Nick Mason e Rick Wright, abbiamo studiato la possibilità di suonare il disco dal vivo, tutto di seguito, rispettando lo stesso ordine delle canzoni. L’ultima volta era stato nel 1975. Il nuovo debutto è avvenuto a Detroit, poi abbiamo continuato, l’abbiamo proposta per intero in diversi concerti, tra cui anche a Cinecittà”.

- La nuova esecuzione aggiunge qualcosa alla precedente?
“Come avremmo potuto cambiare una nota? No, The Dark Side Of The Moon è un classico e, come tale , andava rispettato nella sua versione originale”.

- Come si sente oggi David Gilmour, ricco e famoso, a cantare “Money is a crime”?
“Beh, credo che di essere un criminale...Battute a parte, credo che il denaro abbia una parte cattiva, ma non mi dispiace che esista. Vorrei solo che fosse meglio distribuito”.

- In uno dei concerti tenuti, nell’ultimo tour, all’Earls Court di Londra, avete dato oltre un milione di sterline in beneficenza. A chi?
“Do costantemente denaro in beneficenza, a chi sono affari miei”.

- “Pink Floyd At Pompeii”: che ricordi avete di quella pellicola divenuta in Italia un vero cult?
“Ricordo che fu utilizzata un’attrezzatura molto approssimativa. Cercammo di fare del nostro meglio pur non avendo un equipaggiamento eccelso. Fra l’altro, chiedemmo lo stadio e gli amministratori ci diedero i ruderi. Fu la nostra fortuna”.

- E della ben più recente esperienza veneziana, il concerto tenuto il 15 luglio ‘89, in occasione della Festa del Redentore?
“Lo ricordo come un grande concerto, anche se i politici ce la misero tutta per rovinarci la festa tentando addirittura di scaricare su di noi le loro mancanze e le loro responsabilità. L’amministrazione comunale non mantenne le sue promesse di servizi, cibo, acqua per i ragazzi; noi invece abbiamo mantenuto le nostre. Ci accusarono, inoltre, di mettere a repentaglio l’integrità dei palazzi di Venezia con la nostra amplificazione, francamente una cosa da ridere”.

- Le piace l’attuale governo inglese?
“Non sono un fan della destra, in Inghilterra come in ogni altro paese, a cominciare dall’Italia : quindi sono contrario a questo governo Major e credo che la nostra unica speranza, al momento, sia rappresentata da Tony Blair. E’ l’unico uomo nuovo. Il mio voto va a lui; tra l’altro è anche un fan dei Pink Floyd”.

- Cosa pensa di Berlusconi?
“Non credo sia un fan dei Pink Floyd”.

- Va spesso ai concerti dei colleghi?
“Spesso, nelle file in fondo, come i fan più vecchi”.

- Cosa ha visto di recente?
“Per un anno siamo stati in tour, quindi non ho visto molto. L’ultima volta sono andato a vedere i Lemonheads a New York, un bel concerto. Ad un certo punto è salita sul palco Courtney Love, che tornava a suonare dopo la morte di Kurt Cobain, suo marito. Le hanno detto che c’era uno dei Pink Floyd in sala. Ci siamo salutati nel backstage e lei si è rivolta a me chiamandomi Roger Waters”.

- Una provocazione?
“No, credo proprio che si fosse sbagliata. Poveretta, non deve essersi ancora ripresa dalla morte del marito”.

-Qual è il segreto che ha permesso a lei, Mason e Wright di riuscire là dove tanti della vostra generazione hanno fallito, vale a dire “agganciare” i giovanissimi?
“Crediamo di fare della buona musica ed un buono spettacolo. Spendiamo molte energie e molti soldi nei nostri progetti ed il risultato finisce per premiarci. Controlliamo tutto personalmente, 24 ore su 24. La gente se ne accorge. Meritiamo il nostro successo. Abbiamo la fortuna, tra l’altro, di realizzare esattamente le nostre idee, senza alcuna imposizione, né da parte dei discografici né del management. E questo ci consente di essere sempre noi stessi. Ed è raro, oggi, trovare qualcuno che mette tanta cura nelle cose che fa. Quando dal palco guardo il pubblico vedo nelle prime file solo ragazzini, ma so che, alle loro spalle, ci sono i fratelli maggiori ed i genitori”.

- Cosa pensa sul dividere una frangia degli ammiratori più giovani con i Take That?
“Ho scoperto la loro esistenza ascoltando la radio. Credo che rappresentino un artificio di manageriato e discografia. Il fatto che i giovani ascoltino anche noi, però, è emblematico”.

- “Gallina vecchia fa buon brodo”, dunque, come si suole dire in Italia?
“E’ un problema che non mi pongo. Io uso sempre il dado...”.

- E i revival della psichedelia anni Settanta, come li giudica?
“Qualunque cosa si voglia intendere con “psichedelia”, a me sembra solo una moda. Come la storia dei gruppi di Manchester, qualche anno fa. Sono revival per lo più guidati da ragazzini troppo giovani per aver vissuto gli anni Sessanta, ma che avrebbero terribilmente desiderato esserci”.

- Cosa ricorda di quel periodo?
“E’ stata un’epoca rivoluzionaria. I giovani erano convinti di poter cambiare il mondo in meglio , ma i cambiamenti richiedono sempre tempi molto lunghi. A meno che non si faccia come nella Rivoluzione Francese, con un bagno di sangue. Certo, non è stato gentile da parte di quei signor i francesi nel 1789 uccidere tutta quella gente, ma capisco la loro frustrazione per non essere mai stati considerati politicamente, la loro voglia di democrazia. E’ una cosa difficilmente praticabile oggi, perché i processi di democratizzazione sono parecchio avanzati, anche nei paesi dell’est”.

- Paul McCartney ha scritto un Oratorio, Ian Anderson dei Jethro Tull ha inciso un disco di musica classica. Lei non è mai stato colpito da questa sindrome, non ha mai pensato di provare ad uscire dal rock?
“Ci ho pensato, ma non voglio aggiungere altro”.

- I vostri concerti sono luminosi, rumorosi, circensi, eccessivi, enormi. Potrebbe mai immaginare una piccola produzione, uno spettacolo dei Pink Floyd “unplugged”?
“Ne abbiamo fatti tanti, anni fa. Ma a me piace la luce, il gioco delle immagini, mi piace l’atmosfera che creiamo ogni volta”.

- C’è una strana ripetitività nella vostra più recente produzione discografica: un disco in studio (A Momentary Lapse Of Reason) ed uno dal vivo (Delicate Sound Of Thunder), uno in studio (The Division Bell) ed uno dal vivo (Pulse). Seguite un progetto preciso?
“Nessun progetto. Pulse nasce dal desiderio di avere una versione “live” di The Dark Side Of The Moon e basta”.

- Sta già pensando al nuovo disco dei Pink Floyd?
“Non so neppure se ce ne sarà un altro...Non ne ho parlato con gli altri. Per quanto riguarda il futuro, credo che mi prenderò un lungo periodo di riposo. Del resto, i Pink Floyd sono solo una parte della mia vita. Ho speso gli ultimi tre anni a lavorare con il gruppo, a registrare The Division Bell, a viaggiare, andare in tournée, poi di nuovo a lavorare a questo album dal vivo, ed in tutto questo tempo ogni altra cosa della mia vita è andata a fondo, ho dovuto trascurare la mia famiglia, l’educazione dei miei figli. I prossimi anni voglio dedicarli a loro.”.

- Anche perché è diventato di nuovo padre?
“Sì, ho avuto un maschietto all’inizio di maggio, dalla mia seconda moglie, Polly Samson. E sono felicissimo, mi piace fare il papà. Ho cinque figli, anzi sei; quattro dalla mia prima moglie e uno dalla nuova, che aveva già un bambino di cinque anni, nato dal una precedente relazione. Ora anche lui è mio figlio”.

- E’ in contatto con Mason e Wright?
“No, ne ho perso le tracce”.

- Se potesse, cambierebbe qualcosa della storia dei Pink Floyd?
“Sì, molte cose”.

- Ce ne dica una.
“Avrei cercato di non prendere così tanto Lsd quando ero più giovane”.