1978 CLICHE' LP/Ed.IT/RCA ZPLT 34029
Lato A: I sogni - Clichè - Il problema - Riso e coriandoli - A giorni verrai
Lato B : (Ricomincio) Da zero - Riflessioni - Ho visto gente - Canzone per Daria - Controluce
E' l'album dell'esordio, pubblicato dalla IT Dischi Italia, come tentativo di creare una linea di cantautorato femminile, ma già lascia intravedere lo spessore poetico-musicale della cantante/autrice legata in quel periodo al "giro" del Folkstudio di Roma. Emblematico il titolo: "clichès" sono situazioni tipiche, luoghi comuni che la donna soffre come imposizioni e ai quali cerca di ribellarsi. Si tratta, in definitiva, di un omaggio al femminismo, fatto però con intelligenza, astenendosi da facili veleni, dai toni rabbiosi e dalle polemiche intransigenti, ma senza con questo sminuirne l'efficacia. Coraggiosa anche la scelta dei temi: l'intelligente presa in giro dello squallido maschio latino tutto sesso e conquiste di "Clichè", il dramma dell'aborto clandestino al centro di "Riso e coriandoli" e quello della prostituzione infantile in "Canzone per Daria". A fare da filo conduttore una voce dolcissima, priva, è vero, di ampie estensioni e a volte un po' tremolante, ma particolarmente espressiva e ricca di fascino. Le musiche, cariche di suggestioni sudamericane, con più di una concessione all'easy rock, sono tutte della Di Michele mentre i testi sono firmati dalla sorella Joanna. L'album, realizzato ad esclusivo uso promozionale, è prodotto ed arrangiato da Arturo Stalteri (che suona anche le tastiere e la chitarra). Oggi rinnegato dalla cantautrice romana, che lo giudica "immaturo" e condanna l'incoscienza da cui è scaturito ("quando vado nelle radio per delle interviste, se lo trovo, lo faccio sparire perchè ho il terrore che venga fuori prima o poi") "Clichè" si salva invece per la sottile ironia e la felice vena compositiva, anche se resta indissolubilmente legato al periodo e al contesto in cui ha visto la luce.

1983 RAGIONA COL CUORE LP/MC/CD Venus (Polygram) 44701
Ragiona col cuore - Rossella O'Hara - Promesse- Una donna - Bahia - Torno a casa - Girasole - Anni luce - Non lasciarmi mai - Passi di danza
Con questo album, prodotto per un'etichetta del circuito Polygram, Grazia Di Michele torna sulle tracce della musica e dei temi preferiti, raccontando, con un'attenta ricerca dei dettagli, storie e situazioni femminili anche aspre e profonde, ma con toni lievi, ironie soffuse, musicalità elegante, in un intreccio di folk, jazz-rock, samba ed elettronica. Prodotto e arrangiato da Lucio "Violino" Fabbri della P.F.M., il disco si avvale di alcuni fra i migliori musicisti italiani: Walter Calloni alla batteria, Toni Esposito e Walter Martino alle percussioni, Maurizio Giammarco e Tommaso Vittorini al sax, Mike Fraser al pianoforte, Dino D'Autorio e Patrick Djivas al basso, Fernando Fera alla chitarra. I testi sono stati scritti in collaborazione con la sorella Joanna. Oltre alla titel-track, si segnalano "Promesse", dalla melodia fresca e vivace, e la delicatissima "Passi di danza", carica di emozioni autobiografiche, particolarmente evidenti nella contrapposizione di realtà e fantasia. Nonostante il consenso della critica che la paragona a Joni Mitchell prima maniera esaltandone l'originalità e la raggiunta maturità espressiva, Grazia Di Michele, anche dopo questa incisione, seguita ad essere un'artista per pochi intimi.

1986 LE RAGAZZE DI GAUGUIN WEA 242139
Le ragazze di Gauguin - Mama - Tango - Rosa - Manuela - La mia voce - Piccione viaggiatore - Stai con me - Luna di Shangai - Magico concerto.
L'album è stato ristampato l'anno successivo con l'aggiunta di Sha la la e con una diversa sequenza dei brani (WEA 242139)
Pubblicato per un'etichetta del calibro della Wea, è l'album che segna una svolta nella carriera della cantante/chitarrista romana aprendole la via della popolarità. Il produttore è di nuovo Lucio Fabbri e fra gli strumentisti spiccano i nomi di Riccardo Giagni, chitarrista esperto di sonorità folk con particolare riferimento alla musica popolare irlandese, Walter Calloni (batteria) e Dino D'Autorio (basso). Rispetto ai lavori precedenti, i suoni si colorano di Mediterraneo e di Brasile, dando vita ad eleganti e raffinate atmosfere, sottolineate da testi meditati, eppure semplici all'apparenza, e da una voce accattivante che è difficile paragonare ad altre, flessibile agli arrangiamenti nonchè a sua volta strumento solista. "Le ragazze di Gauguin", il pezzo trainante che dà il titolo all'album, colpisce per la sua freschezza e per la musica giocosa, dai sapori esotici. "Mama" è il brano più strano dell'album, per la sua ritmica basata su rumori provocati con le mani, con l'inserimento del battito di un cuore al sintetizzatore. In "Manuela" prevalgono i ritmi sudamericani mentre in "Rosa" è la musica mediterranea ad avere il sopravvento con la presenza di strumenti un po' particolari, come una chitarra con le corde in nylon. L'album, ascoltatissimo nelle radio e nelle tv, viene presentato in tournèe con una serie di date che privilegiano lo spazio teatrale, il più consono all'immagine di Grazia. Fatto singolare: sulla copertina dell'LP non compare il nome dell'interprete.

1988 L'AMORE E' UN PERICOLO LP MC CD WEA 244631
L'amore è un pericolo - Il segreto - Angeli - Non sei l'amore - Le donne e la vita - Ombrelli sui boulevards - Crudele delitto - Solo i pazzi sanno amare - Giochi perduti - Sentimenti - L'amore è un pericolo (II)
E' il secondo album del secondo capitolo (quello etichettato Wea) della carriera artistica di Grazia Di Michele. Il peso del successo finalmente conquistato e l'esigenza di "partorire" un disco che non facesse rimpiangere "Le ragazze di Gauguin" hanno dato vita ad un lavoro "sofferto", maturato dopo lunghe sedute in sala d'incisione, contraddistinto da molti ripensamenti e da svariate stesure prima di arrivare a quella definitiva. La ricercatezza e la delicatezza della copertina, che reca la firma di Guido Harari e che vede Grazia circondata da una montagna di tulle bianco, sono le stesse che si respirano nei dieci brani dell'album, tutti da ascoltare con estrema attenzione per carpirne al meglio i contenuti. La chiave di lettura ce la offre il pezzo che apre il disco, ripreso anche in chiusura: "L'amore è un pericolo", al quale bisogna arrendersi perché non c'è altro da fare ("è inutile difenderci, non ci conviene"). E via di questo passo, "se avessi potuto vedere quale crudele delitto è l'amore, non gli avrei fatto sentire i folli battiti del mio cuore" ("Crudele delitto"), "sentimenti pericolosamente estranei ed invadenti, maledetta la mia ingenuità" ("Sentimenti"), "libere non lo saremo mai se all'amore ci si arrende prima o poi" ("Le donne e la vita"). La consapevolezza delle sofferenze che l'amore può portare con sé ci induce però a crearci limiti e paure, a porre dei freni alla fantasia: da qui la lapidaria conclusione: "Solo i pazzi sanno amare", che è anche il titolo di un brano. Nel complesso un album riflessivo e significativo, carico di risvolti psicologici di cui la stessa Grazia ha voluto fornire un'interpretazione: "Assecondare le passioni, anche se sono follie, accettare l'arrendevolezza purché votata all'amore, alla poesia, al sogno, inseguire i naturali mutamenti delle emozioni rivendicando le proprie ingenuità, accogliendo la complessità femminile come saggezza e coscienza di incoerenza". I richiami a "Le ragazze di Gauguin" non mancano, mancano semmai la freschezza e l'immediatezza (vera o presunta) che costituiscono i pregi maggiori di quell'album. Della stesura dei testi si sono occupati, oltre alla sorella Joanna, collaboratrice fondamentale e insostituibile, Marco Luberti ("Angeli" e "Non sei l'amore") e Eugenio Finardi ("Giochi perduti"). Da segnalare la presenza di due distinti momenti creativi che corrispondono grosso modo alle due facciate del disco: più malinconica e intimista la prima, più solare (d'ispirazione "gauguiniana", volendo) e ritmata la seconda. Ottimo l'apporto dei musicisti: da Walter Calloni (batteria) a Cico Cicognani (basso) e Riccardo Giagni (chitarra) a Saverio Porciello (chitarra). Emerge su tutti Lucio Fabbri, che nell'album suona pianoforte, tastiere, chitarra, basso, viola, violino e violoncello, compare come programmatore delle batterie elettriche e, naturalmente, come produttore. Buone le vendite, un po' meno lusinghieri i giudizi dei critici che sono sostanzialmente concordi nel giudicare questo album "una marcia indietro rispetto al precedente".

1990 RACCOLTA LP MC CD WEA 9031 71245
Io e mio padre - Bahia (vers.90) - Le donne e la vita - Il segreto - Le ragazze di Gauguin - Storia di una polena - Non lasciarmi mai - (vers. 90) - Solo i pazzi sanno amare - Mama - Sha la la
L'uscita della prima raccolta di brani segna di solito per un artista il raggiungimento di una discreta popolarità. Se così non fosse, infatti, difficilmente la casa discografica darebbe il via ad un'operazione del genere. Ascoltando questo lavoro, che la risultante di dieci anni di canzoni, si possono ripercorrere le tappe più significative della carriera artistica di Grazia, ma anche apprezzare, in una felice sintesi, le sue doti migliori: la straordinaria musicalità di autodidatta fantasiosa, per riprendere una calzante definizione di Ernesto Bassignano, la fertile vena poetica e le sottili intuizioni psicologiche che traspaiono dai testi (in questo caso il merito è condiviso con la sorella Joanna). "Bahia" e "Non lasciarmi mai", entrambe già pubblicate nell'album "Ragiona col cuore" vengono riproposte in una versione completamente nuova, la stessa delle esibizioni dal vivo durante la tournée teatrale, con Vittorio Cosma al pianoforte e Paolo Panigada al sax (in "Bahia), "ricostruita" però in sala d'incisione. Due i brani inediti: la sanremese "Io e mio padre" a firma di Grazia e "Storia di una polena", frutto della fluidità compositiva della sorella Joanna che in questo caso ha attinto alle reminiscenze di un viaggio nei Paesi scandinavi, "romanzando" poi le notizie acquisite secondo un filone narrativo a lei particolarmente caro. Apprezzabilissimo l'esito finale: una delicata poesia dai toni malinconici ottimamente musicata e arrangiata che impreziosisce (se mai ce ne fosse bisogno) l'intero album. Altrettanto bella l'immagine di copertina che segna l'avvio di una proficua collaborazione con la fotografa Daniela Scaramuzza.

GRAZIA DI MICHELE LP MC CD WEA 9031 73859
Giuramenti - Valentino- Se io fossi un uomo - Un canto di sirene - Preghiera - Nascondi il tuo amore - La quiete dopo la tempesta - Clochard - Per amore - Acqua di fonte.
Dopo essersi guadagnata un posto nel panorama della canzone d'autore italiana, accompagnato da una discreta popolarità, Grazia è attesa alla prova che potrebbe condurla alla definitiva consacrazione. Ma sceglie forse la strada più difficile per imporsi all'attenzione. E propone brani sensibili e delicati, cammei gradevolissimi che però non ce la fanno a bissare il successo dell'LP "Le ragazze di Gauguin". In punta di piedi anche le sue partecipazioni a rassegne e manifestazioni canore (Sanremo, Cantagiro), che la vedono nei panni di cantautrice sobria e raffinata, piuttosto che di primadonna. Il rischio è di restare un po' in sordina, come è avvenuto per questo album omonimo: un prodotto, ad ogni modo, realizzato con grande cura e senz'altro piacevole. Chiaroscurato e ricco di contrasti, a sottolineare una fertile variabilità di ispirazione e di umori, quasi che i brani fossero stati composti in epoche diversissime, distanti tra loro. Momenti di alta liricità ("Acqua di fonte" e "Clochard"), pervasi di profonda malinconia, si trovano così a convivere più o meno agevolmente con la serenità di "Valentino" (un fresco quadretto suggerito dal desiderio di maternità). E con pari poetica illogicità, la struggente "Preghiera", dai toni forti, dove la vena intimista concede spazio anche ai risvolti politici e sociali ("ho visto uomini dimenticati sui marciapiedi grigi dell'inverno da una ricchezza stretta in poche mani, da gente che non guarda intorno ... e ho visto vincere i più furbi, la verità restare sempre in fondo, le gambe corte dei bugiardi le ho viste correre intorno al mondo"), appare lontana anni luce dalle vivaci atmosfere folk-rock di "Giuramenti". Questo sesto album, di fondo, rispecchia una Grazia Di Michele più matura, che ha ormai perso le incertezze degli esordi e quel modo di porsi un po' algido che la contraddistingueva, acquistando una pregevole sicurezza espressiva. Ma anche una personalità artistica di non facile identificazione, che affida senza riserve alla musica ogni fluttuazione dell'anima. La scheda "tecnica" c'informa che i brani sono stati scritti, come sempre, dalla Di Michele in collaborazione con la sorella Joanna, tranne "Giuramenti" e "Nascondi il tuo amore", firmati da Massimo Bubola. Altra presenza ormai fissa, Lucio "Violino" Fabbri (produttore e arrangiatore), che, oltre a suonare con la solita maestria un'infinità di strumenti, ha saputo utilizzare al meglio il talento di musicisti come Walter Calloni, Roberto Gatto e Alfredo Golino alla batteria, Vittorio Cosma al pianoforte e all'organo Hammond, Amedeo Bianchi, Giancarlo Porro, Marco Arcari e Alessandro Simonetto ai fiati, Riccardo Giagni e Fabrizio Consoli alla chitarra, Cico Cicognani al basso.

1993 CONFINI LP MC CD WEA 4509-91262
Occhi di donne - Gli amori diversi - Dove si incontrano i venti - Non era presto per chiamarti amore - I bambini - Perchè gli amori devono finire - Cosa sarà di me - Non aggiungere legna - Tempo perduto - Pulcino (solo nella versione CD) - Volevo comandare i treni - Confini
E' l'album che segue il successo sanremese ed è anche il più intenso e passionale nella produzione della Di Michele, quello che più di ogni altro riflette uno stato d'animo di disagio. "E' frutto di un periodo che emotivamente non mi appartiene più - confessa Grazia -, molto valido sotto il profilo artistico e creativo per la gran voglia di fare che mi contraddistingueva, ma caratterizzato purtroppo da situazioni di vita fatte di infelicità e sofferenza". Un malessere puntualmente riscontrabile in larghissima parte dei brani dell'album che trasmettono emozioni a ruota libera, senza riuscire a fare chiarezza e forse senza neppure pretenderlo. Al tempo stesso, in antitesi con il titolo, Grazia tende a "sconfinare" dal suo più tradizionale modo di fare musica e non esita ad abbandonare le coordinate che le sono proprie (ravvisabili solo in "Occhi di donne" e "Bambini") per affrontare nuove dimensioni musicali e compositive che non mancano di suscitare qualche perplessità nella critica. In grande evidenza le collaborazioni: prima fra tutte quella con Rossana Casale alla quale si devono, oltre al duetto negli "Amori diversi", i cori in "Occhi di donne", "Cosa sarà di me", "Non aggiungere legna" e "Confini". Insieme a Eugenio Finardi, già coautore di "Giochi perduti" (contenuta nell'album "L'amore è un pericolo"), Grazia propone la malinconica "Cosa sarà di me", mentre con Cristiano De Andrè canta "Non aggiungere legna", brano di altà liricità. Oltre al pezzo finalista a Sanremo portano la firma di Giorgio Restelli, all'epoca responsabile delle iniziative speciali di Publitalia e compagno della Di Michele, "Perchè gli amori devono finire", Pulcino", "Confini" e "Tempo perduto". Da segnalare per quest'ultimo brano la versione particolarissima scandita da tuba, filocorno e contrabbasso che Rossana Casale fornisce nel suo album "Alba argentina", laddove l'apporto di Grazia è davvero massiccio. Anche "Confini" è prodotto e arrangiato da Lucio Fabbri che suona, come al solito, una vasta gamma di strumenti (chitarra, basso, tastiere, violini, viola e tamburello). Lo affiancano Francesco Saverio Porciello e Fabrizio Consoli (chitarra), Cico Cicognani (basso), Vittorio Cosma (pianoforte, hammond e fisarmonica), Alessandro Simonetto (fisarmonica), Lele Melotti (batteria), Demo Morselli (tromba e filocorno), Michael Rosen (sax soprano), Candelo e Pacho (percussioni). Efficace e suggestiva la spiegazione della scelta del titolo, fornita all'interno dell'album: "Confini ... in un tempo in cui quelli vecchi vengono cancellati e qualcuno vorrebbe crearne di nuovi, solo quelli delle emozioni continuano a nascere e morire semplicemente, senza un disegno umano, un secondo fine, un'imposizione, ma solo perchè seguono il battito del cuore, il profumo di un ricordo, una sensazione ...".

1995 RUDJI MC CD GDM 481105 (distrib. SONY MUSIC)
Rudji - E' che restiamo bambini - Semplice - Mondo - Notte d'Oriente - Pane e ciliegie - Sopra i tetti - E' musica - Ama le tue mani - Mandragole - Cose senza nome - Mi stai cercando
L'album, che arriva dopo più di due anni di silenzio e di assenza dalle scene musicali, segna una svolta decisiva nella carriera della Di Michele. Lo potremmo anche definire l'album del cambiamento, visto che con esso vengono introdotte delle novità sostanziali nel suo peculiare modo di fare musica. Grazia, neo-mamma, ha acquistato serenità, fiducia in se stessa e una buona dose di equilibrio, al punto da decidere di percorrere una via per lei inusitata che è quella dell'immediatezza e dell'improvvisazione. "Da tempo - racconta - desideravo proporre le mie canzoni così come nascono, in maniera del tutto spontanea, col semplice accompagnamento della chitarra, mettendo da parte archi, tastiere e fiati e qualsiasi macchinazione dei suoni, ma non ero mai riuscita a farlo. Finalmente con "Rudji" ho potuto dare corpo a questa mia aspirazione". Il risultato è un album essenzialmente acustico, registrato in tempi da record (una decina di giorni), in netta antitesi con i lavori precedenti, meditati a lungo e assai curati nei particolari. Lo compongono dodici canzoni venute di getto e prive di orpelli nelle quali, protagoniste le chitarre, viene sperimentato l'incontro con sonorità etniche dal sapore esotico, scaturite da reminiscenze di viaggi e dai molti ascolti di musica di vario genere. La solarità e l'essenzialità di "Rudji" convincono la critica che, quasi all'unanimità, non esita a definirlo il migliore della produzione della cantante-autrice romana. Nella scelta dei temi prevalgono come al solito le storie personali, anche se non mancano gli spunti sociali. La title-track, ad esempio, è dedicata ad una bambina africana incontrata da Grazia durante un viaggio alle Seychelles, che, incapace, nella sua infantile ingenuità, di apprezzare il paradiso nel quale vive, non vede l'ora di venire in Italia ad aiutare il fratello che lavora a Milano ("Rudji è impaziente, non sta più nella pelle, Rudji, piccolo fiore, non hai visto Milano. E canta, i canti africani e canta, i canti africani, vieni a bere il sole qui nelle mie mani"). In "Pane e ciliegie", una tenera ninna nanna per il proprio figlio, Grazie si rivolge a tutte le madri che non hanno più forza per cantare, a quelle costretta a vivere in mezzo alle guerre, che possono svolgersi in Bosnia ma anche fra le mura della propria casa. Ancora una dedica per "Mandragole": "scritta per la Terra e dedicata a tutti quelli che passano la vita a renderla migliore per noi". "E' che restiamo bambini" è invece un omaggio allo stupore, alla trasparenza, alla spontaneità che contraddistinguono i bambini (un tema peraltro già affrontato dalla Di Michele nel brano "I bambini", contenuto nell'LP "Confini"); sulla stessa scia "Semplice", brano freschissimo dai ritmi brasiliani precedentemente scritto per Rossana Casale e inserito da quest'ultima nell'album "Alba argentina". In evidenza anche "Sopra i tetti", composta con Massimo Bubola e con Riccardo Giagni, coautore di "Le ragazze di Gauguin", e "Cose senza nome" che segna la ripresa della collaborazione con la sorella Joanna. L'album, autoprodotto e distribuito dalla Sony, oltre alla presenza come al solito determinante di Lucio Fabbri, vede la partecipazione di Cico Cicognani (basso), Massimo Germini (chitarre e charango), Maurizio Nazzaro (chitarra), Francesco Saverio Porciello (chitarra), André Tavares (basso), Elio Rivagli (percussioni e batteria), Naco (percussioni), Paolo Panigada (sax). Un altro prezioso apporto è quello di Tosca alla quale si devono buona parte dei cori.


1993 RACCOLTA VHS Warner Music Vision 4509 91343-3 (durata 42 minuti)
Riunisce per la prima volta tutti i videoclip di Grazia Di Michele:
Mama - Sha la la - L'amore è un pericolo (tutti e tre con la regia di Gabriele Salvatores) - Il segreto (regia di Renzo Martinelli) - Se io fossi un uomo (regia di Giacomo De Simone) - Valentino (regia di Fabio Ilacqua) - Le ragazze di Gauguin e Occhi di donne (entrambi con la regia di Giorgio Mondolfo).
E' Grazia stessa a presentarli e a commentarli, svelandoci confidenze e ricordi legati a quei momenti della sua vita artistica. Sono otto bellissime storie di donne, frutto della fantasia e del talento creativo di affermati registi. Il più noto è senz'altro "Mama" dove il vincitore del premio Oscar Gabriele Salvatores ha giocato sulla magia del bianco e nero per costruire, seguendo le reminiscenze presenti nel brano, immagini sofisticate, cariche di particolari, che si contrappongono alle sequenze in technicolor della cantante. Ottima la rispondenza delle scene al testo, mentre in altri clip (soprattutto in "Il segreto") si nota una certa dicotomia.


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