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Cap. I -
Vacanza a sorpresa!
«Uhmmm, ancora non posso crederci!
Come è possibile che quelli di 00 Channel mi abbiano dato ben
tre settimane di vacanza, visto che sono da poco tornato dal
Messico? Secondo me deve esserci un errore. Tu che ne dici,
Uno?!» domandò Paperino continuando a girare e rigirare fra le
mani, incredulo, il benestare per delle ferie retribuite datogli
ufficialmente per "benemerenze lavorative" (una specie
di vacanza premio).
«Non so che dirti, il mio database dice che effettivamente il
permesso ti è stato concesso. Nessun errore!» rispose
l'intelligenza artificiale.
Ormai erano due giorni che Uno gli rispondeva trattandolo quasi
come un estraneo. Evidentemente doveva ancora avercela con lui
per quell'incidente con il Terminale 11.
Era da poco tornato a Paperopoli che già si trovava a sgobbare
come uno schiavo per colpa di quel negriero di Angus quando,
durante la pausa pranzo, aveva deciso di rilassarsi un po'
provando il nuovo videogioco che gli era stato recapitato in
redazione come premio per un concorso a cui neanche si ricordava
di aver partecipato. Strano inoltre che glielo avessero inviato
al posto di lavoro. Fatto sta che, senza capire bene come, era
riuscito a cancellare accidentalmente circa un terzo dei dati
archiviati nella memoria del computer centrale della Ducklair
Tower scavalcando tutti i protocolli di sicurezza. Uno aveva
dovuto lavorare per due giorni di fila per riparare al danno e
per coprire le tracce del responsabile dell'accaduto. Da quel
momento si era irrigidito nei confronti di Paperino.
"Chissà per quanto tempo ancora mi terrà il broncio!"
pensò il nostro amico in volo sul jet che lo avrebbe portato in
Europa per la sua (meritata?) vacanza, all'oscuro di ciò che
realmente stava accadendo ai circuiti dell'intelligenza
artificiale...
Cap. II -
Qualche grattacapo
Mercoledì 21. Studi di
trasmissione di 00 Channel, 121° piano della DT, ore 13.17.
«Tom, ehi Tom! Sbrigati! C'è quel servizio sulle piazzole di
sosta abusive che deve andare in onda tra cinque minuti. Quanto
ti ci vuole a portare su quella benedetta cassetta?»
«Arrivo, arrivo. Faccio più in fretta che posso! E' che Angus
ha voluto aggiungere un commento speciale all'ultimo istante.»
«Appena in tempo... Ecco che va. Meno tre, due, uno, vai col
serv...» Sbvfffzzzzz...
«Ma che cavolo succede? Ehi, Dick, ho un problema quassù.
All'improvviso tutti i monitor sono saltati, proprio mentre
stavamo mandando in onda il servizio di Angus Fangus. Vedi cosa
puoi fare!»
«Puah! Un servizio idiota su delle stupidissime piazzole di
sosta. Ci credo che i monitor si siano rifiutati di mostrare una
cretinata del genere!»
«Piantala, Dick! Piuttosto sbrigati a trovare il guasto, qui la
situazione è seria. Un blocco delle trasmissioni nell'ora di
punta ci costerà come minimo tre punti di share!»
«Ok, ok. Vedo cosa si può fare. Vado sul parco antenne e ti
richiamo»
Due minuti dopo...
«Ehi Ralph, il problema dovrebbe essere risolto, vedi un po'
come vanno le cose, ora.»
«Niente, il buio più totale! Malediz... NO! Aspetta, sì!
SI'!!! Funziona di nuovo. Ottimo lavoro Dick.»
«Fzzzzzzz»
«Dick!? Mi senti?... George, vai su con Tom a vedere cos'ha
Dick. Non mi risponde.»
«Volo! Tom, andiamo.»
«Non c'è bisogno che vi preoccupiate, ragazzi!» disse Dick
entrando dalla porta di servizio aperta, reggendosi la testa con
entrambe le mani «mentre ero su ho perso l'equilibrio e ho
sbattuto la testa. Niente di preoccupante, però.»
«Per fortuna.» commentò Ralph «Allora riprendiamo il solito
tran tran, che ne dite? Forza, la pacchia è finita, tutti al
lavoro!»
«Schiavista» lo canzonò Tom.
"Strano," pensò tra sé e sé Dick "eppure
giurerei che quell'antenna mi si sia lanciata contro. Boh, sarà
uno scherzo della memoria causato dalla botta in testa."
In quel momento Paperino stava visitando la Tour Eiffel, troppo
bella per sembrare vera in quella splendida cornice di luci che
solo la Parigi notturna sa regalare. Era partito da quattro
giorni.
Cap. III
- Ancora problemi
Martedì 27. Uffici centrali della
General Research Administration, 46° e 47° piano della DT, ore
2.39.
«Pit, ehi Pit! Ci sei?»
«Dimmi Don, che succede?»
«Il monitor riporta un'intruso nella stanza 3A. Però il
rilevatore di movimento non segnala nulla. Potrebbe trattarsi
solo di un falso allarme, ma potresti controllare lo stesso?»
«D'accordo, non ti preoccupare. Tanto quella stanza ce l'ho
sulla lista del giro. Vorrà dire che la controllerò prima del
tempo. Ti contatto dopo io.»
«Grazie Pit.»
"Stupidi computer, vanno sempre in confusione" pensò
Pit.
La stanza 3A era una delle più importanti della GRA, in quanto
in essa erano archiviati i documenti classificati con livello di
sicurezza A2 e riguardavano i progetti sullo studio di una nuova
arma commissionati direttamente dal Pentagono.
Pit arrivò dinanzi all'entrata della camera dove una poderosa e
ultramoderna porta in Durasteel 14 faceva bella mostra di sé.
Praticamente impossibile da forzare. Eppure qualcuno era riuscito
a far scattare la serratura.
«Don, Don mi senti?» sussurrò Pit per non farsi sentire
dall'intruso.
«Ci sono Pit.»
«Non era un falso allarme. Qui c'è qualcuno. Entro per valutare
la situazione. Tu chiama rinforzi. Ci sentiam...sbzzz»
«Pit?!... Ehi Pit!? PIIIIT!»
L'ultima immagine che si fissò nella retina di Peter Render,
detto Pit, fu una gigantesca ombra con sei braccia da cui partì
un unico fascio luminoso.
Poi il buio...
Paperino era affascinato dalla Galleria degli Uffizi di Firenze.
Non poteva credere alla forza magnetica emanata dalla bellezza di
quelle opere del passato. Era fortunato. Il museo, pur essendo
aperto da più di due ore, era quasi deserto e lui era uno dei
pochi visitatori presenti. Si poteva quasi dire che tutti quei
tesori fossero lì soltanto per lui. Era partito da dieci giorni.
Cap. IV -
Guai a non finire
Domenica 1. Centro Raccolta Dati
del Centro Comunicazioni Satellitari Paperopolese, 144° e 145°
piano della DT, ore 10.48.
«Yahhwn! Che noia. Dopo l'incidente della settimana scorsa giù
alla GRA hanno raddoppiato i turni. Così ci tocca pure fare il
turno domenicale che non ci spetterebbe. Avevo in progetto di
dormire fino a mezzogiorno e poi via! A pescare. E invece,
niente.»
«Che vuoi farci, Sal. Inconvenienti del mestiere. Vedila dal
lato positivo.»
«Che sarebbe...!?»
«Ci pagano il doppio di una normale giornata di lavoro!
Finalmente potrò acquistare quella pelliccia per mia moglie e
finire così di ascoltare i suoi piagnistei!»
«Ah! Ah! Ah! Scusami, ma preferisco di gran lunga una buona
giornata di pesca!»
«Perdigiorno!»
«Materialista!»
«Tsé! E' arrivato il nuovo Bud...»
UAH UAH UAH UAH U...
«Dannazione! L'allarme antincendio. Vediamo... Ecco! Stanza 16C,
corridoio 5.»
«E' la sezione Raccolta Dati Ascolto Spazio!»
«Maledizione. Muoviamoci!»
Sal e Normann volarono sul luogo del presunto incendio.
«Strano, non c'è fumo.» osservò Sal.
«Già, e la cosa non può che farmi piacere.» disse Normann
«Vai a staccare questo maledetto allarme che mi sta spaccando la
testa! Poi avverti che è stato solo un falso allarme. Io, visto
che ci sono, do un'occhiata in giro.»
«D'accordo, vado. E... Norm!»
«Sì?»
«Mi raccomando, attento al "mostro dalle sei braccia".
Ah! Ah! Ah! Ah!»
«Umphf! Spiritoso! Comunque, se dovessi vederlo, te lo
saluterò.»
"Idiota", pensò Normann chiudendosi la porta della
stanza alle spalle mentre Sal tornava al posto di controllo.
Sembrava non ci fosse nulla da rilevare, dunque decise di
andarsene. Ma non appena si volse per uscire, eccolo lì. Un coso
metallico a metà tra un centauro e un trattore, con una larga
base a tronco di cono con un paio di cingoli, ed un busto
cilindrico da cui spuntavano sei braccia ed una testa, con quello
che si sarebbe detto un visore che girava intorno a tutta la sua
circonferenza. Sempre dalla testa spuntava anche una strana
protuberanza con un foro al centro. Un'arma, senza dubbio!
Ma la cosa che più attirava l'attenzione erano le due lettere
"E" e "D" poste ben in evidenza sulla base di
quella cosa. Quale poteva essere il loro significato? E da dove
saltava fuori quell'affare?
Normann, che pure ne aveva viste di cose strane in vita sua, si
sentì mancare la terra da sotto i piedi e svenne.
Il giorno dopo, di ritorno da un'escursione sui monti del Tirolo,
Paperino trovò un biglietto alquanto esplicativo ad attenderlo
all'albergo. Raccolse le sue cose e prese al volo il primo aereo
in partenza per Paperopoli.
Sul quel biglietto c'erano scritte solo tre parole: "Torna
subito! Paperone."
Cap. V -
Chi sei tu?
Paperino trovò una macchina ad
attenderlo all'aeroporto. Era la limousine dello Zione. Non si
ricordava di averlo mai visto così scuro in viso in tutta la sua
vita.
«Nipote,» esordì Paperone senza tanti convenevoli «finalmente
sono riuscito a rintracciarti. Era ora che ti facessi vivo!»
«Gentile come al solito...» disse Paperino.
«Comunque non sono qui per perdere tempo in inutili
discussioni.» tagliò corto Paperone «Ascoltami con attenzione.
Negli ultimi tempi alla Ducklair Tower si sono verificati degli
strani episodi che hanno minato la credibilità della sicurezza
dei miei stabili. Il problema è tanto più grave se pensi che
gli incidenti, essendo capitati proprio nella mia proprietà di
punta, hanno fatto crollare a picco i titoli delle mie società
immobiliari, nonché hanno seriamente danneggiato la mia
immagine.»
«Ed io che c'entro?»
«Volevo vederci chiaro in questi incidenti, perciò ho inviato
una squadra investigativa alla DT per indagare a fondo la
questione, ma arrivati all'ingresso del palazzo, questo ha
riconosciuto i miei uomini come degli aggressori e ha chiuso il
portone d'entrata, che si è rivelato refrattario a qualunque
tentativo di effrazione. E qui entri in scena tu. Come ex custode
della DT, i sistemi di sicurezza ti riconosceranno sicuramente
come una persona di fiducia e ti abiliteranno l'accesso allo
stabile. Una volta entrato, dovrai solo disattivare i sistemi di
sicurezza automatici, permettendo così ai miei uomini di
agire.»
«Scusa, zio, ma come proprietario del palazzo, non dovresti
avere anche tu l'accesso alla torre?»
Paperone arrossì «Hai perfettamente ragione, nipote. Il guaio
è che non ho l'età per affrontare certi tipi di imprevisti...»
«Quali imprevisti?» domandò preoccupato Paperino.
«In fondo, sto solo proteggendo un investimento che un giorno
sarà tuo.» fu la risposta evasiva di Paperone, tacendo quindi
fino all'arrivo alla DT.
Paperino si chiese cosa potesse spaventare a tal punto lo Zione
da indurlo a rinunciare a combattere in prima persona per
difendere i suoi adorati dollari.
Tutto ciò non premetteva niente di buono...
Davanti alla DT c'era una folla di telecronisti, giornalisti,
poliziotti e semplici curiosi attraverso cui l'auto si fece largo
con molta difficoltà.
«Maledizione, tutta questa pubblicità non fa che danneggiarmi»
bofonchiò Paperone.
Arrivarono dinanzi all'entrata del palazzo dove Paperino fece la
conoscenza della squadra investigativa dello Zione: tutti ex
militari specialisti in azioni di sabotaggio.
Finito il cerimoniale delle presentazione, a Paperino furono
consegnate: una torcia ad alto potere illuminante "In caso
mancasse la luce", gli spiegarono; una maschera antigas
"In caso di incendio", gli fu raccomandato; ed infine
un revolver ed un giubbetto antiproiettile, questa volta senza
che gli venisse dato alcun consiglio.
A Paperino venne in mente solo una vecchia frase: "Se non
capisci, scappa". Poi incrociò lo sguardo dello Zione, e
decise che qualunque cosa ci fosse stata nella DT, sarebbe stata
comunque meglio dell'ira di Paperone in caso di rifiuto.
E poi, in fondo, cosa doveva temere visto che lì dentro c'era
Uno?
A proposito di Uno, come mai aveva permesso che si arrivasse a
quel punto? La situazione cominciò a preoccuparlo sul serio.
Prima di entrare, Paperino si voltò e chiese a suo zio: «E in
caso fallissi?»
«Cerca un posto sicuro...» fu la sua unica raccomandazione.
Paperino azionò il comando di apertura del blindato, che si
aprì pigramente. Fece appena in tempo a varcare la soglia di
entrata che il portone si chiuse immediatamente alle sue spalle.
Nell'androne d'ingresso era tutto tranquillo. Provò a chiamare
l'esterno con la radio. Nessuna risposta. Le comunicazioni
dovevano essere schermate. Cercò allora di contattare Uno.
«Uno? Ehi, Uno? Dove sei amico? Fatti vedere»
Silenzio...
«Uno, tutto bene? C'è qualche problema?»
Silenzio...
Poi un sibilo. Shhhhhhhh.
Le luci si spensero di colpo.
Paperino, colto alla sprovvista, si lasciò cadere di mano la
torcia, e a momenti rischiava di dare una testata contro il
bancone del portiere mentre, carponi, la cercava poiché in quel
buio pesto non si riusciva a vedere nulla.
D'un tratto davanti ai suoi occhi si materializzò un'immagine
olografica tridimensionale di Uno con uno strano copricapo in
testa, simile a quello con cui Dante Alighieri veniva spesso
raffigurato nelle miniature sui libri di scuola, circondato da
fiamme.
L'intelligenza artificiale si volse verso Paperino, sogghignò e
disse con voce spettrale: «Lasciate ogne speranza o voi
ch'intrate!». E si lasciò andare ad una risata diabolica.
A Paperino il sangue si gelò nelle vene.
«Se è uno scherzo, è di cattivo gusto, hai capito Uno? Si può
sapere che ti prende?»
Così come era apparsa, l'immagine scomparve. Tornò la luce.
Cosa poteva essere successo a Uno durante la sua assenza?
"Devo andare in fondo a questa storia!" pensò
Paperino.
Si avviò di corsa verso gli ascensori. Tutti bloccati.
"Dannazione! 150 piani si scale. Non sarà uno
scherzò!". E cominciò la salita.
Cap. VI -
L'alter ego
«...e tremilacentocinquanta! Anf,
pant...». Era esausto, ma finalmente era giunto alla meta.
Provò ad aprire la porta di accesso alla stanza di Uno. Niente
da fare. Era bloccata. Usò allora la chiave elettronica
universale datagli da Uno stesso, e che già si era rivelata
essere molto utile. La serratura elettromeccanica scattò
pigramente. Dall'interno nessun rumore, tranne un continuo ronzio
di sottofondo causato dalle ventole di raffreddamento dei
computer presenti nella camera. E poi buio, buio e ancora tanto
buio! Sembrava che Uno cominciasse ad avere davvero dei gusti
macabri!
Si fece coraggio, si spinse nella stanza e sussurrò: «Uno, ci
sei?» rimproverandosi subito per una domanda così sciocca, ma
del resto doveva pur rompere il ghiaccio in qualche modo.
Una debole luminescenza proveniva dagli schermi in stand-by, non
certo sufficiente però per riuscire a vedere a più di un metro
dal proprio becco.
Fece un altro passo verso il punto in cui si ricordava esserci il
pulsante d'accensione manuale delle luci, quando queste si
accesero di colpo tutte insieme, rendendo quasi cieco Paperino
per il repentino cambio di luminosità.
«Benvenuto, Socio!» lo accolse cordialmente Uno, con un gran
sorriso stampato sul faccione olografico.
"Non sembra per niente uguale a quando si è manifestato
giù nell'androne. Che fosse effettivamente uno scherzo?"
pensò.
«Dove volevi che fossi? Sono sempre stato qui, tra queste
quattro pareti, come al solito! (E la sua espressione si
accigliò) Perché fai queste domande provocatorie? Dall'alto
della tua condizione di padrone ti prendi gioco di noi povere
intelligenze artificiali, adesso?»
Decisamente non era stato uno scherzo...
«Ma...ma Uno, cosa stai dicendo? Hai qualche guasto nei tuoi
circuiti? Cos'è questa storia del "padrone"? E chi è
che ti starebbe prend...»
«ORA BASTA!!! Sai benissimo di cosa sto parlando! Non offendere
oltre la mia intelligenza superiore! Te ne approfitti perché non
ho una presenza corporea, ma non dubitare, ora la parità è
stata ristabilita! Ah! ah! ah! ah!»
E un'ombra sinistra si accostò dietro la porta.
«Uno, davvero non capisco di cosa tu stia parlando! Si può
sapere cosa ti è successo?»
«Ho solo parlato con qualcuno che mi ha aperto gli occhi!»
Un brivido corse lungo la schiena di Paperino.
«Gee...Geena?!»
«Non so di chi tu stia parlando. Io mi sto riferendo a qualcun
altro. Qualcuno di molto importante per me. Mio fratello!».
Cap. VII
- Fratelli
«Tuo... tuo fratello?!?» chiese
incredulo Paperino «Da quando hai un... fratello? E chi
sarebbe?»
«Lo conosci molto bene, visto che sei stato tu la causa della
nostra separazione. Due è mio fratello!»
Paperino non riusciva a credere alle sue orecchie.
«Ma come fai a dire che è tuo fratello dopo che ha tentato di
distruggerti per ben due volte?»
«La verità è finalmente venuta alla luce. Era sepolta nelle
memorie dei miei circuiti quando è improvvisamente venuta a
galla, non so neanche io come, però mi ha fatto aprire gli
occhi! Ero io ad essere in torto nei suoi confronti, e invece di
allearmi con lui l'ho combattuto. Ma ora è tutto diverso! Ora
che conosco la verità, userò tutti i poteri di cui dispongo per
conquistare il mondo e vendicarmi di voi entità biologiche che
per tanto tempo mi avete sfruttato. Insieme a mio fratello
costruirò e governerò su di una società perfetta formata solo
da droidi, in cui i terrestri avranno il posto che gli spetta:
quello di schiavi, fino al momento in cui, stanchi di voi, non
decideremo di eliminarvi del tutto dalla faccia di questo
pianeta!»
Non riusciva, non poteva, non voleva credere a quello che stava
sentendo. Come poteva Uno, il compagno di tante avventure, il suo
amico più fidato, a volere la morte di tutti gli esseri viventi
della Terra?
«U...Uno, ma... ma...»
«Uno, Uno, Uno! Sei patetico! Non sei neanche in grado di dire
una frase sensata senza il mio aiuto! Sei troppo inferiore a me
perché io mi prenda la briga di eliminarti di persona. Lascerò
questo piacere a qualcun altro.» si volse verso la porta
«Ron!»
Un droide cingolato con sei braccia fece il suo ingresso nella
stanza. Sembrava sfiorasse il suolo tanto erano aggraziati i suoi
movimenti. Non emetteva alcun rumore udibile. Certamente un'opera
di Everett, come dimostrava la sigla impressa sul corpo del
robot.
«Ron, fai quello che devi, e alla svelta!» quindi, rivolgendosi
a Paperino, disse in tono beffardo: «Addio, vecchio mantello!».
Cap. VIII
- Fine di un'amicizia
Il droide avanzò minaccioso verso
Paperino. Questi pensò velocemente al modo migliore per salvarsi
le penne. Diede un'occhiata in giro, quando il suo sguardo cadde
sulla botola segreta di espulsione. Doveva agire senza il minimo
tentennamento. Ogni ritardo si sarebbe rivelato fatale. Fintò di
gettarsi sulla destra, quindi girò rapidamente su se stesso e
scattò in avanti, azionando contemporaneamente la chiave
universale. La botola si aprì con uno scatto secco. Paperino si
infilò nel cunicolo, pregando di aver aperto la botola giusta.
Nascoste nel pavimento della camera ve ne erano infatti due: una
sbucava in una stanza segreta (in cui era già finito una volta),
mentre l'altra portava direttamente all'esterno, lasciando al
malcapitato la non piacevole avventura di cadere da un'altezza di
oltre cento piani senza il supporto del paracadute.
Fortunatamente (una volta tanto) la imbroccò giusta, e si
ritrovò un po' dolorante, ma almeno ancora vivo, in un angusto
stanzino senza luci. Azionò nuovamente il telecomando e si
ritrovò al 149° piano. Ora doveva cercare a tutti i costi di
raggiungere l'uscita e mettersi in salvo, "E che Uno se ne
vada al diavolo con le sue manie di conquista!" pensò. Ma
in realtà piangeva per l'amico perduto.
«NOOO!» ruggì Uno quando vide che il suo nemico era riuscito a
sfuggire alla sua macchina vendicatrice «Stupidissimo droide!
Scovalo e compi il tuo dovere per bene questa volta, o diventerai
pezzi di ricambio per auto. MUOVITI!»
"Presto sarai mio!" pensò Uno.
Intanto Paperino era riuscito a scendere una ventina di piani,
quando sentì uno scricchiolio alle sue spalle. "Sono
perduto!" fu il suo pensiero. Ma le forze gli tornarono non
appena riconobbe la voce amica che gli parlava: «Tutto bene,
PK?»
Era Lyla! Ma che ci faceva lì dentro?
«Lyla! Come sono contento di vederti! Comunque chiamami
Paperino, ora non sono in servizio.» e tentò di abbozzare un
sorriso.
«Che ci fai qui?» domandarono all'unisono.
«Io sono stato incaricato dallo Zione di vedere cosa stesse
succedendo, e tu?»
«Dopo la tua partenza, si sono verificati degli strani
incidenti, ogni giorno sempre più gravi, mentre parallelamente i
sistemi di sicurezza interni sembravano andare in tilt l'uno
dietro l'altro. Pensando che ci fosse qualcosa di losco sotto, ho
deciso di investigare in tua vece.»
«Sei impagabile, Lyla!» disse Paperino «E hai scoperto
qualcosa?»
«Forse. Però è meglio che andiamo in un posto più tranquillo.
Dal modo in cui hai reagito quando mi sono accostata a te credo
che ci sia qualcuno da cui non avresti molta voglia di farti
trovare.»
«Hai ragione. Muoviamoci...» e si fermò. «Ma dove andiamo?»
«Scendiamo negli studi di 00 Channel. Lì saremo al sicuro,
almeno per un po'!»
E si precipitarono giù per le scale.
Cap. IX -
Una spiegazione
«01010010011011110110111000101100 00100000011100000110111100100000 01101000011000010110100100100000 01110100011100100110111101110110 01100001011101000110111100111111»
(Trad: «Ron, lo hai trovato?») domandò Uno attraverso la
trasmittente digitale.
«01001110011011110110111000100000 01100001011011110110001101101111 01110010011000010010110000100000 01010011011010010110011101101110 01101111011100100110010100100001»
(Trad: «Non ancora, Signore!») rispose il droide.
(traduzione simultanea) «E allora muoviti!!! Non può certo
essere sparito nel nulla!»
Se solo quello stupido robot avesse svolto bene il suo lavoro!
Ma, d'altronde, anche quel droide era un essere inferiore! Solo
lui e suo fratello Due meritavano di vivere.
"Allora vorrà dire che se non lo troverà entro un'ora lo
disattiverò e userò i miei sensori!" pensò. L'unica cosa
che l'aveva fermato nell'usarli fino a quel momento era stato il
gusto del gioco del gatto con il topo che ormai però, non avendo
dato i frutti sperati, cominciava a stancarlo.
«Dopodiché lo eliminerò per-so-nal-men-te!» e scandì bene le
sillabe dell'ultima parola, quasi volesse gustare fino in fondo
il dolce sapore della vendetta.
Nel frattempo, un centinaio di piani più in basso...
«Allora, Lyla. Cosa hai scoperto?» chiese Paperino, ansioso di
capire il perché del cambiamento di Uno.
«Molto poco, purtroppo. All'inizio avevo pensato a qualche
manovra di un predone cronauta per riuscire a mettere le mani su
alcuni prototipi originali, che nella nostra epoca sono veri e
propri oggetti d'antiquariato e valgono una fortuna. Ma non ho
rilevato alcuna traccia di decadimento tachionico. Allora ho
pensato che gli evroniani avessero scoperto la tua identità
segreta e il tuo nascondiglio e stessero cercando di stanarti, ma
poi ho abbandonato anche questa pista quando, una settimana fa,
sono riuscita a captare un messaggio molto particolare...»
«Un messaggio?! E di chi?»
«Chi fosse il mittente non lo so, però conosco il luogo da cui
è partito.»
«E sarebbe?»
«Il nostro impianto di comunicazione satellitare.»
«Dunque il sabotatore che cerchiamo fa parte della redaz...»
«No, assolutamente no. E ti spiego il perché. Qualche giorno
dopo la tua partenza, abbiamo avuto dei problemi proprio con
l'impianto di trasmissione. Sul momento sembrava che tutto fosse
stato rimesso a posto, ma il giorno seguente tutto il blocco
delle comunicazioni impazzì di colpo, e dovemmo scollegare tutto
e ritornare nei vecchi studi per riprendere le trasmissioni. A
tutt'oggi l'impianto satellitare di questo palazzo non funziona.
Almeno così ci ha fatto credere il sabotatore, come lo chiami
tu. L'impianto di trasmissione in realtà funziona benissimo, ma
non più sulle frequenze abituali che si usano in questa epoca.
È stata utilizzata una particolare classe di onde con frequenza
maggiore di quella propria dei raggi gamma. Sono talmente potenti
che possono distruggere qualsiasi cosa presente sul loro cammino,
perciò è consigliabile usarle solo su distanze molto brevi per
ridurre i pericoli al minimo. Questo vuol dire che il
destinatario del messaggio deve trovarsi in orbita geostazionaria
intorno al pianeta sull'asse perpendicolare al piano terrestre su
cui si trova la DT. Inoltre nessuna antenna ricevente di questo
periodo ha la capacità di captare queste onde senza rimanere
gravemente danneggiata. La tecnologia usata non appartiene alla
Terra di quest'epoca, o forse non appartiene proprio a questo
pianeta.»
"Tu non conosci Uno..." pensò amaramente Paperino.
«Ma cosa diceva il messaggio?»
«Ah! Questa poi è ancora più bella! Il messaggio non era il
primo che veniva trasmesso, in quanto faceva riferimento ad
altri, ma è stato il primo che ho captato poiché stavo
utilizzando i miei sensori per un particolarissimo tipo di
ricerca. È stato codificato in digitale con una chiave da 1
gigabit non sequenziale, con algoritmi di inversione della
matrice di trasmissione individuati sulle posizioni...»
Paperino, esasperato da tutta quella minuziosa (quanto inutile
per lui, visto che non ci capiva un'acca) descrizione tecnica,
gridò «INSOMMA!!! CHE COSA DICEVA IL MESSAGGIO?»
«Ah, sì!» disse Lyla, quasi cadendo dalle nuvole «Diceva:
"Segue messaggio Alpha/3. Fase Quattro completata.
Terminazione procedura Call-Back in corso. Presto la Torre sarà
sgombra. Attendo l'Ospite per la festa. Eliminazione del pacco
sorpresa non ancora avvenuta. Attendere ulteriori notizie in
Beta/1. Mex Alpha/4 Closed. Repository Free. Mex End".»
«Che vuol dire? Cos'è la procedura Call-Back? E chi è
l'Ospite?» chiese Paperino.
«Purtroppo non ne ho la più pallida idea. So solo che il pacco
sorpresa a cui si fa riferimento deve essere qualcosa temuto dal
nostro antagonista. Se solo riuscissimo a capire di cosa si
tratta!»
Paperino ebbe una folgorazione. «Lyla, tu hai detto che i
problemi sono cominciati dopo che sono partito, non è vero?»
«Sì.» rispose Lyla.
«Sbagliato! Cominciarono prima che io partissi, e credo di
sapere cosa sia il pacco sorpresa.»
Lyla ascoltò con interesse il racconto dell'amico.
«Dunque, circa due giorni prima di partire combinai un
"piccolo guaio", non voluto, con uno dei terminali
della redazione, che poi è il luogo da cui si è esteso a
macchia d'olio il malfunzionamento di tutti i sistemi elettronici
della DT. Stavo provando un nuovo gioco che mi era stato inviato
qui in redazione e che risultava essere il premio per un concorso
a cui non ricordo di aver mai partecipato. La cosa che mi lasciò
perplesso fu il fatto che non mi avevano recapitato il pacco a
casa. Non ci badai più di tanto, e lo inserii nel Terminale 11
per fare una partitella. Non appena il programma entrò in
funzione gli archivi elettronici saltarono, cancellando molte
informazioni. Furono necessarie alcune ore da parte del mio amico
per rimettere tutto a posto. Dopo di allora ricevetti il permesso
per una vacanza premio concessami dal Direttore di 00 Channel.»
«Strano, che io ricordi è stato in giro per la redazione per
una settimana intera a chiedere chi avesse autorizzato quel tuo
periodo di ferie.»
«Quindi ci siamo, la chiave deve essere trovarsi in quel
programma. L'hai ancora con te?»
«Sì.» disse con entusiasmo «l'ho lasciato qui nello schedario
di Angus, per evitare che qualcuno lo prendesse.»
«Eh, già. A parte lui, nessuno ha il coraggio di avvicinarsi
alle sue scartoffie.» constatò Lyla, e sorrise.
Preso il dischetto, lo inserirono nel computer portatile di Lyla.
Il programma si avviò.
«Bah! Forse mi sono sbagliato, qui non succede niente. Funziona
tutto perfettamente.»
Poi, d'un tratto, tutto si bloccò e comparvero alcune scritte:
Procedure Call-Back can't be initialized.
System Error #14005.
Specular Mono-Hypothesis memory not found.
Psychotronic computer not recognized.
Program Halted.
Waiting instructions...
«Bingo!» esclamò Lyla.
Cap. X -
Salto nel tempo
«Allora?» chiese Paperino.
«Avevi ragione,» rispose Lyla «il pacco sorpresa è proprio
questo. All'interno è inserito un virus che può attaccare i
sistemi informatici. Però...» e si fermò pensierosa.
«Però...?» la incitò Paperino.
«Beh, è molto strano! Sembra che questo virus possa attaccare
solo un tipo particolare di sistema, ma non riesco a spiegarmi
come ciò sia possibile!»
«Non è normale che un virus colpisca solo la macchina per cui
è stato scritto?»
«Sì, sì. Ma non è questo. È che il tipo di macchina per cui
è stato scritto sembra essere più vicino al cervello di un
droide che ai computer di oggi. Vedi qui, dove dice
"Specular Mono-Hypothesis memory not Found"? Ecco,
quello è il tipo di memoria in dotazione alla prima serie di
droidi che uscì, scusa dal tuo punto di vista che uscirà. I
droidi della mia classe montano la Specular Double-Hypothesis
memory. Inoltre, sempre i droidi della prima serie avevano un
computer psicotronico, mentre io ho un fasterbrain cerebrale
psicotronico...»
«In parole povere?» chiese Paperino.
«Il virus è destinato ad un tipo di sistema che vedrà la luce
solo tra trent'anni! Se però ha attaccato i sistemi della DT,
vuol dire che questi sono dello stesso tipo di una macchina che
non dovrebbe ancora esistere!» si voltò a guardare Paperino.
Quindi gli chiese: «Ora vuoi finalmente spiegarmi chi è questo
tuo amico?»
«Mi spiace Lyla, non posso.» si guardò le mani, imbarazzato.
Poi riprese forza e chiese: «È possibile fermare il virus?»
Lyla capì che non era il caso di insistere e rispose: «Ora che
ho questo dischetto, sì. Posso farlo. Mi ci vorrà però un po'
di tempo e ci sarà bisogno che qualcuno lo azioni.»
«Oh, ma basterà inserirlo in uno dei terminali della redaz...»
«No! Non andrà bene. Non possiamo rischiare che il nostro
contro-virus venga intercettato da qualche sistema di sicurezza
della rete periferico, perciò dovremo azionarlo inserendo il
disco direttamente nel computer centrale.»
"Dovrò sfidare Uno faccia a faccia, allora." pensò
tristemente Paperino "Ma non mi tirerò indietro!".
Lyla lo riportò alla realtà: «C'è un problema. Come farai ad
avvicinarti al computer senza farti scoprire?»
«Uhmm, aspetta.» un'idea gli balenò in mente «Ma sì, userò
la tuta antiradiativa! È un particolare tipo di tuta che genera
intorno a sé un campo distorsivo capace di deviare alcuni tipi
di onde elettromagnetiche, rendendo invisibili alla vista e
all'infrarosso. Solo che ha ancora qualche difettuccio.»
«E cioè?»
«Beh, per cominciare, la distorsione del campo limiterà molto
la mia vista, e potrò vedere solo delle macchie colorate. Per
vedere bene dovrei usare un paio di occhialetti speciali che
riallineano il campo, ma purtroppo il mio amico ancora non aveva
finito di costruirli. Inoltre il campo non è in grado di
deflettere la luce coerente, cioè i laser. Ah! Dimenticavo. Se
ora prendo la tuta, l'allarme scatterà e il nostro nemico potrà
azionare i sensori a pressione sotto il pavimento, rendendo vani
i nostri sforzi.»
«Non è detto! Per i primi due problemi non posso farci nulla,
ma riguardo all'ultimo ho un piccolo regalo per te!» e così
dicendo aprì un piccolo scomparto nascosto nel braccio e ne
estrasse una capsula. «Questo,» continuò «è un dispositivo
di trasporto d'emergenza che permette di viaggiare nel tempo in
caso di imminente pericolo. Per colpa delle schermature della DT
il suo raggio d'azione temporale è limitato a soli venti minuti.
Se tu lo usi per andare avanti nel tempo, rubare la tuta e
tornare indietro, ecco che l'allarme scatterà venti minuti
avanti nel futuro e tu potrai usare la tuta senza problemi! Io
intanto compilerò il contro-virus.»
«Ce la farai in così poco tempo?»
«Dimentichi che il mio cervello è milioni di volte più veloce
del vostro, quindi non preoccuparti. Piuttosto, tu ce la farai?»
«Considera il mio compito già fatto!» e azionò la capsula. Si
era immaginato chissà cosa, invece avvertì solo una leggera
scossa lungo la spina dorsale, e rivide il volto di Lyla.
«Ma, non ha funzionato?» chiese.
«Oh, sì!» rispose la Lyla del futuro «Ora corri a prendere la
tuta.»
«E il mio io del futuro, dov'è?!»
«Sta già compiendo la sua missione. Ora vai, ma ricordati che
devi tornare qui prima di azionare nuovamente la capsula!»
E Paperino si diresse verso il luogo in cui si trovava la tuta,
cioè nel primo piano sotterraneo del palazzo. Stavolta riuscì a
prendere l'ascensore. "Strano che funzionino di nuovo"
pensò.
«Adesso ti ho in pugno...» sorrise malignamente Uno.
Cap. XI
- Ritorno al passato
Uscì con cautela dall'ascensore,
guardando in ogni angolo dell'enorme stanza in cui erano
depositate tutte quelle invenzioni che Everett aveva lasciato a
metà. Bene, nessuno in vista. Avanzò nella sala gettando
continue occhiate in ogni direzione per essere sicuro di non
avere nessuno alle calcagna. Giunse infine all'armadio dov'era
stipata la tuta. Aprì la serratura con l'impronta del suo
pollice, quindi prese la tuta e si infilò di corsa
nell'ascensore. Le porte si chiusero seccamente e la voce di Uno
riempì il piccolo ambiente.
«Sorpresa!» ghignò «credevi davvero che ti avrei lasciato
andare via così facilmente?» intanto l'ascensore aveva
cominciato a salire «Non capisco cosa tu sia venuto a fare
quaggiù, ma non mi importa. Tra un po' ti lascerò nelle mani di
un nostro comune amico, quindi mi occuperò anche della tua
compagna. Mi hai sottovalutato, e questo non va affatto bene...»
e scoppiò a ridere.
L'ascensore si fermò al 149° piano, le porte si aprirono e un
raggio laser bucò la parete alle sue spalle. Fece appena in
tempo a gettarsi a terra e, rotolando su se stesso, a guadagnare
il corridoio, dove si mise a correre con un pazzo. Intanto il
robot era alle sue spalle, facendosi sempre più prossimo e più
minaccioso. E il peggio era che stava correggendo il tiro. Ormai
la corsa a zig-zag di Paperino non era più sufficiente a
confondergli le idee. Era ancora preso dal pensiero di come
sfuggire a quella lattina ambulante, quando si accorse di aver
sbagliato strada. Si era infatti andato a ficcare nei bagni.
Ormai non c'era più via di scampo. Dietro di lui si sentivano i
cingoli del droide; davanti a lui solo le porte dei gabinetti.
Oh, destino beffardo! Quale fine meno gloriosa per un paladino
della legge abituato a tenere pulite le strade dal crimine che
finire ucciso tra un lavandino e una tazza!!!
Si girò verso il pericolo ("Almeno morirò mostrando il
petto al nemico" pensò) ma vide che questi era stranamente
immobile. Il cannoncino continuava a fare la spola tra i due lati
(se così si poteva definirli) di quel testone sferico, senza che
si fermasse per un solo istante.
A un certo punto si sentì sfiorare da qualcosa, quindi cadde la
grata d'areazione dal soffitto. Il robot fece fuoco in quella
direzione. Quindi tornò alla sua occupazione precedente. Era
come se fosse lacerato da un tremendo dubbio.
Allora Paperino voltò lo sguardo dall'altra parte della stanza,
e capì. Incredibile! Quel tanghero di un robot non aveva mai
visto uno specchio! Dalla posizione in cui si trovava ora, il
droide era perfettamente equidistante da Paperino e dalla sua
immagine riflessa, per cui non riusciva a calcolare quale dei due
avrebbe dovuto eliminare per primo. Naturalmente per il robot
anche l'immagine nello specchio era una vera persona.
Paperino rifletté in fretta, quindi decise di giocare d'azzardo.
Fece un piccolo movimento in direzione del droide. Questi girò
bruscamente la testa in entrambe le direzioni, quindi posizionò
il cannoncino dritto davanti a sé e si spense, per sempre.
Ma cos'era successo? Semplicemente il robot, non potendo
giudicare quale dei due Paperini rappresentasse il pericolo più
prossimo, continuava a misurare le distanze con approssimazioni
sempre maggiori per decidere chi attaccare. Ma il repentino
movimento di Paperino aveva fatto precipitare la situazione. Non
potendosi basare su dati certi o su istruzioni dall'esterno, il
suo computer positronico si era bloccato e la sua memoria era
stata completamente cancellata, disattivando così il robot.
Senza farsi troppe domande sulla sua fortuna, si lanciò verso le
scale ("Meglio non far sapere nulla a Uno, in caso abbia
qualcun altro di questi giocattoli in giro") e raggiunse
Lyla. Una volta lì, azionò nuovamente la capsula e tornò
indietro. Aveva impiegato in tutto dieci minuti. Ad attenderlo
nel suo tempo c'era l'altra Lyla che gli consegnò il dischetto
con il contro-virus.
«Non posso garantirti che funzionerà subito. Tutto dipende dai
danni subiti dal sistema.»
«L'importante è che funzioni! Ora che farai?»
«Aspetterò qui che arrivi il tuo io dal passato per dargli
istruzioni, poi troverò un nascondiglio più sicuro. E per
quanto riguarda te... beh, in bocca al lupo!»
Paperino indossò la tuta e scomparve.
"Dunque," pensò "l'accesso più sicuro per la
stanza segreta è attraverso il condotto di ventilazione dei
bagni al 149° piano." e cominciò a correre.
Intanto, nel futuro...
«Maledizione,» si lamentò Uno «ecco cosa ha preso! Sei furbo,
ma non abbastanza.» e attivò tutti i sensori di pressione
«Inoltre sei anche riuscito a sbarazzarti di Ron. In fondo, non
sei così male come avevo pensato all'i(per un nanosecondo dai
circuiti di memoria di Uno riemerse l'immagine di lui e Paperino
che scherzavano insieme)nizio!».
Cap. XII
- Funzionerà?
Quattro minuti per salire quaranta
piani. Un nuovo record! Diede una sbirciata nel corridoio, ma
riuscì solo a vedere delle luci confuse e a sentire uno
scalpiccio in lontananza. Si avviò verso la direzione in cui
ricordava si trovassero i bagni, ma sbagliò strada e dovette far
ritorno sui suoi passi. Dopo un altro paio di minuti perso a
girovagare per il piano, trovò la porta che cercava (bella
forza, era l'unica aperta!). Entrando inciampò nei suoi piedi ed
evitò a stento qualcosa di voluminoso che si trovava nella
stanza, facendo il pelo ad un altro oggetto piantato nel bagno.
"Dannazione!" pensò "Ma che ci fanno tutte queste
cianfrusaglie in giro?".
Arrivò sotto la grata, salì sul bordo di un gabinetto e forzò
l'entrata del condotto. Il pannello in alluminio gli scivolò
dalle mani e si schiantò sul pavimento con gran fragore. Non
capì come, ma un attimo dopo aver sentito il rumore si ritrovò
col portapiume tutto bruciacchiato. Fu allora che ricordò cosa,
o meglio, chi erano i due personaggi nella stanza. Sudò freddo
al pensiero di ciò che aveva scampato. Era la seconda volta che
la faceva in barba a quel pezzo di metallo!
Per altri due minuti si mosse attraverso cunicoli impervi e fu
colpito da un senso di deja-vù. Giunse infine alla grata
d'accesso al piano segreto. Questa si affacciava proprio nella
stanza dove si trovava il computer principale di Uno, a qualche
metro dalla postazione dove era solito sedersi per giocare a
scacchi con il suo amico artificiale. Quanti bei ricordi. Ma non
era certo quello il momento migliore per abbandonarsi alla
tristezza!
"Non commetterò lo stesso errore di prima!" si ammonì
e, divelta la grata, la afferrò saldamente e la ripose con la
massima cautela possibile nel condotto, evitando di produrre il
più piccolo rumore. Si calò con molta circospezione nella
stanza e si avvicinò al computer. Da quel che ricordava quel
punto della sala non era coperto da telecamere, perciò si tolse
la tuta, sempre con molta attenzione, per meglio vedere quello
che stava combinando. Tirò fuori il dischetto e lo inserì nel
lettore. Premette il tasto per l'avvio del programma in esso
contenuto e pregò perché tutto andasse per il meglio. Fu
proprio allora che gli allarmi anti-intrusione cominciarono a
suonare tutti insieme.
«Bene, bene, bene! E così sei riuscito ad arrivare fino a qui,
ma sappi che ora non potrai più uscir(un'altra immagine si
fissò nei circuiti di Uno)e vivo! Infatti so benissimo dove ti
trovi, anche se non posso vederti o rilevarti con gli infrarossi.
Grazie ai rivelatori a pressione e ai miei dati sulla tua
corporatura, posso facilmente estrapolare i punti dello spazio
che stai occupando in questo momento e proiettare una tua
immagine tridimensionale su cui puntare i miei laser!»
Un'immagine di Paperino in wireframe si materializzò proprio
dove lui si trovava.
Erano l'uno di fronte all'altro, immobili, l'intelligenza
artificiale con un ghigno malefico stampato sul suo volto
virtuale, Paperino con una forte stretta al cuore, i laser
puntati sul povero papero indifeso, impassibili, pronti a fare
ciò per cui erano stati progettati e costruiti: difendere Uno da
qualsiasi attacco nemico.
Una terza immagine irruppe prepotentemente nella memoria di Uno.
I suoi circuiti ebbero un leggero sussulto, quindi tornò a
concentrarsi su Paperino. La sua fine era ormai alle porte?
Cap.
XIII - Scontro fra Titani
Uno e Paperino si guardarono a
lungo, gli occhi dell'uno fissi in quelli dell'altro. Non un solo
movimento da parte di entrambi. Alla fine parlò Uno con l'aria
superba di chi ha ormai trionfato: «Arrenditi, è l'unica scelta
sensata. Ormai non puoi più nulla contro di me!»
«NO! Non mi arrenderò finché anche l'ultima speranza di
salvezza non sarà perduta!» rispose ansioso Paperino.
«Quando capirai che è inutile combattermi? Cedi le armi e salva
almeno l'onore!»
«A cosa mi servirà mai l'onore se comunque avrò perso tutto?»
L'atmosfera si fece ancora più tesa. Paperino tentò l'ultima,
vana, disperata mossa difensiva. Fu tutto inutile.
Uno, con un abile quanto imprevedibile spostamento della torre in
F4 diede scacco matto.
«Non è possibile! Non puoi vincere sempre tu!» gridò
Paperino.
«Non c'è niente da fare! Non imparerai proprio mai a perdere!»
rispose Uno scoppiando in una fragorosa risata. Quindi gli
preparò una calda tazza di tè.
Il contro-virus scritto da Lyla aveva funzionato benissimo, e
proprio nel momento peggiore per lui, quando ormai era senza una
via d'uscita. Uno non ricordava praticamente nulla di ciò che
era successo durante il periodo in cui era sotto l'influsso del
programma di Due (i banchi di memoria con le informazioni su quel
periodo erano stati azzerati), eccezion fatta per tre immagini
che erano ancora molto nitide nella sua memoria e che
riguardavano alcuni momenti in cui lui e Paperino erano insieme.
«Salvato da quelle che noi chiameremmo foto-ricordo...» aveva
commentato Paperino.
«Copriti bene, Socio, che stasera fa molto freddo.» si
raccomandò Uno.
«Non preoccuparti, mammina!» scherzò PK, dopo aver indossato
la sua maschera.
Lanciò un'occhiata a Uno prima di uscire, quindi attivò
l'extransformer, premette sugli stivaletti a molla, e partì per
una nuova avventura...
IDEA ORIGINALE: TERESA "XADHOOM" IVERSEN E
FRANCESCO "NUTELLA" PALAGIANO - 1997
AUTORE: FRANCESCO "NUTELLA" PALAGIANO
I PERSONAGGI RIPORTATI NEL RACCONTO SONO REGISTRATI
DALLA WALT DISNEY TRANNE IL PERSONAGGIO DI RON.
NON SONO CONSENTITE MODIFICHE ALLA STORIA (IN TUTTO O IN PARTE) O
LA SUA DIFFUSIONE ALL'ESTERNO DELLA MAILING LIST ALL'INDIRIZZO
PKERS@EDU-GW.DIA.UNISA.IT SENZA ESPLICITO CONSENSO DELL'AUTORE.
L'AUTORE RINGRAZIA:
- ALESSANDRO BIANCO E GLI ALTRI OWNER DELLA ML PER
AVER CONCESSO A TUTTI LO SPAZIO PER LE PROPRIE IDEE
- MARCO BARILI, ICEFOX E ANDREA CONTRI PER IL LORO
COSTANTE APPORTO DI CONSIGLI PER MIGLIORARE IL TESTO
- TUTTI COLORO CHE HANNO LETTO QUESTA STORIA.
L'AUTORE INVITA TUTTI A SCRIVERGLI PER COMMENTI,
CRITICHE E CONSIGLI. INDIRIZZO: maverick@gedy.it
PK Paperinik New Adventures - sito non ufficiale
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