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Cap. I -
Ronda notturna
Nonostante fosse tutto calmo da
un paio di settimane (escludendo qualche scaramuccia di poco
conto tra le gang rivali di Paperopoli), PK non poteva
permettersi di abbassare la guardia neanche per un momento visto
che Evroniani, Razziatori e feccia varia potevano tramare
nell'ombra aspettando l'occasione più propizia per sferrare un
nuovo attacco.
Certo era strana questa quiete apparente, ma dopo gli ultimi
scontri sentiva il bisogno di un po' di sana routine.
«Allora, vecchio mantello, tutto bene?»
«Yaawn! Tutto liscio come l'olio. Comincio a pensare seriamente
di prendermi un periodo di ferie, tanto qui non succede nulla!»
«Un altro? Per carità! Ti ricordi cosa è successo l'ultima
volta che ti sei allontanato?»
«Ah! ah! ah! Allora qualche traccia è rimasta nei tuoi circuiti
di memoria.»
«Beh, non molto effettivamente. Ogni tanto ho quello che voi
chiamereste un "flashback".»
Un rumore di acciaio divelto attirò l'attenzione di PK.
«Scusa, Uno. Sembra che stanotte ci sia qualcuno che soffra di
insonnia. Vado a dargli un sonnifero e continuiamo la
discussione.»
«In bocca al lupo, Socio!»
Grazie al potente razzo dell'extransformer arrivò sul luogo del
misfatto in pochi secondi. Si appostò sul tetto di un palazzo
antistante il negozio in cui erano entrati i ladri per studiare
il punto migliore da cui portare l'attacco.
"Strano!" pensò "O sono dei dilettanti o sono
solo affamati."
Infatti i malfattori non avevano preso di mira né una banca né
una gioielleria né un negozio che contenesse dei beni preziosi,
bensì una semplice frutteria!
"Comunque, oro o rape devo fare il mio dovere!" e scese
dall'edificio in un vicolo buio per tenersi nascosto il più a
lungo possibile dalla vista dei delinquenti.
Toccato terra si accostò all'angolo per dare un'altra occhiata,
questa volta all'interno del locale così da poter vedere il
numero degli avversari, quando fu colpito alle spalle da un
aggressore comparso dal nulla. Dal negozio uscì un individuo
esile, dalle sembianze rapaci, che sgranocchiava una mela. I
piccoli occhi azzurri lasciavano intuire una grande intelligenza
ed una malvagità senza pari.
«Tempismo perfetto, Radar!» disse rivolto all'uomo nel vicolo.
«Grazie, dottore.» rispose l'altro esibendosi in un esagerato
quanto comico inchino.
«Ed ora» continuò il primo estraendo una provetta da una borsa
criogenica che aveva a tracolla «portiamo a termine la nostra
missione.» e così dicendo raccolse nella provetta una goccia di
sangue uscita dall'incisione che l'altro energumeno avevano
praticato con un coltello su un dito di PK.
«Bene, bene. Possiamo andare!»
«Ma, dottore, lo lasciamo in vita?»
«Certo, Radar! Altrimenti che gusto ci sarebbe, poi?»
«Capisco. Lei è davvero diabolico!»
«Lo so. E tu vedi di non dimenticarlo. Mai!»
E, azionate le loro cronovele, tornarono nel tempo da cui erano
venuti.
Lyla registrò due violazioni al continuum temporale a pochi
minuti di distanza l'una dall'altra, ma non riuscì a determinare
con esattezza il luogo dove erano avvenute. Contattò Time 0, ma
dal Quartier Generale non seppero darle alcuna notizia utile.
Anzi, a loro non risultava nulla.
«Sei sicura di non aver bisogno di una revisione al tuo cervello
positronico?» disse caustico l'agente, da sempre insofferente
verso i droidi.
«Ne avresti forse bisogno tu se ne avessi uno, di cervello!» fu
la risposta tagliente di Lyla.
Stranamente la comunicazione cadde e non riuscì a ristabilirla
se non quando cambiò il turno dell'agente addetto alle
comunicazioni temporali.
Intanto qualcun altro era molto curioso di ciò che era accaduto.
"Non posso crederci che l'abbiano fatto!" si
meravigliò un testimone che aveva osservato le ultime fasi
dell'aggressione a PK "Non posso crederci!" e scomparve
nel nulla, esattamente come gli altri due.
"E tre..." pensò Lyla.
Cap. II -
Il messaggio
«...e tre!» finì di contare
Uno e l'extransformer emise una leggera scarica elettrica che
fece riacquistare i sensi a PK.
«Ohi ohi ohi!» si lamentò mentre con una mano si massaggiava
il capo e, istintivamente, portava quella con il dito ferito alla
bocca. «E questo come me lo sono fatto?» si domandò mentre con
gli occhi cercava un vetro o un oggetto acuminato con cui poteva
essersi procurato quel taglio. O forse era il risultato di una
furente colluttazione con i criminali dalla quale, evidentemente,
era uscito perdente? No, era da escludere. Ricordava benissimo
che un attimo prima era in piedi a scrutare il negozio, ed un
attimo dopo... il buio.
«Allora, tutto bene?» chiese apprensivo Uno per l'ennesima
volta.
«Non proprio. Ho un bernoccolo in testa grande quanto una palla
da tennis e un taglio sul dito che sembra il Grand Canyon!»
rispose ancora un po' dolorante PK.
«Sei sempre il solito esagerato! Torna alla DT che vedo di
rimetterti in sesto io, tanto dei tuoi aggressori non c'è più
traccia e i miei sensori non registrano altri strani movimenti in
città.»
«La ricetta è la solita?»
«Ma certo! Ciambelline accompagnate da una fumante tazza di
cioccolato bollente.»
Tre secondi dopo PK parlava faccia a faccia con l'intelligenza
artificiale.
«È incredibile come tu riesca a farmi stupire ogni volta delle
capacità dei mezzi di padron Ducklair!»
«Eh! eh! eh! Se fossi in grado di apprezzare gli spuntini che tu
stesso prepari, lo capiresti senza difficoltà!»
Per Uno era un sollievo vedere che la disavventura di pochi
istanti prima non aveva intaccato lo spirito del suo amico.
«A proposito,» chiese PK «i tuoi sensori hanno registrato
qualcosa di insolito? Non mi è parso normale che tu stessi
sondando la città in cerca di altri "strani
movimenti".»
«A dire il vero è anche questo il motivo per cui ti ho fatto
tornare così in fretta. Ho captato tre scie tachioniche nei
pressi del luogo dell'agguato, e una di esse combaciava quasi
perfettamente con la tua posizione. Inoltre appena sei arrivato
qui ho ricevuto questo.» e gli mostrò uno strano messaggio.
«Non riesco a capire come chi l'ha spedito abbia potuto sapere
dove mandarlo,» continuò «ma soprattutto quale canale usare,
visto che si è servito di una frequenza per le segnalazioni
urgenti che padron Ducklair ha installato in caso di estremo
pericolo e che conosciamo solo io e lui.»
«Possibile che Everett...»
«Lo escludo! Il messaggio non ha la sua firma digitale di
autenticazione. Anzi, è senza firma. Solo un'altra intelligenza
artificiale come me potrebbe mascherare la propria identità
così bene.»
"Due?" pensò PK "No, dev'essere certamente
Lyla!".
Lesse quindi il messaggio. Non diceva molto, ma era inquietante:
"ATTENTO PK. D'ORA IN POI GUARDATI DA TE STESSO!".
Cap. III
- Una nuova vita?
Paperopoli, Base K, centro di
sviluppo di nuove tecnologie dell'Organizzazione, anno 2271.
«Dottor Dragonic, DOTTOR DRAGONIC! Rispondete
immediatamente!!!» tuonò il Capo del Consiglio
dell'Organizzazione.
«Eccomi, signore. Avete bisogno dei miei servigi?» rispose il
dottore con accento melenso.
«Come è andata la vostra missione nel ventesimo secolo?»
«Male, purtroppo. Un piccolo inconveniente ci ha fermati nel
momento più cruciale, ed ora non c'è più la possibilità di
rimediare all'errore.»
«Allora l'esperimento...»
«Andato anche quello. Sono davvero mortificato. Io...»
«Non mi interessano le scuse!» ruggì «Io voglio solo fatti!
Il Consiglio giudicherà sul vostro operato. Preparate
un'adeguata difesa. Addio!» e si allontanò.
«Certo che mi preparerò,» sussurrò tra i denti stretti in un
ghigno «ma a diventare il padrone del mondo, stupido grassone
senza cervello!» e, voltandosi, si diresse in tutta fretta verso
il laboratorio 24.
«Allora, Radar. La situazione?» chiese al suo fedele assistente
spalancando la porta.
«Il feto è quasi completamente sviluppato, signore. È stato un
successo totale!» rispose quello.
«Bene bene bene. Se tutto continua come previsto dai miei
calcoli, tra cinque ore potremo cominciare ad allevare un nuovo
anatroccolo, ed io» fissò con occhi non proprio benevoli il
piccolo bozzolo all'interno della teca di cristallo, tutto
intubato e collegato a strani macchinari «sarò finalmente un
papà. Argh! Argh! Argh! Argh!»
Cap. IV -
L'indagine
La sera dopo PK stava ancora
cercando di capire il significato del messaggio ricevuto quando,
prima di partire per la sua ronda abituale, scorse su uno dei
monitor della sorveglianza interna Lyla che stava lasciando un
biglietto nella sua cassetta personale nello studio di
00Channell.
Domandandosi cosa avesse da dirgli, dismise subito i panni del
paladino mascherato e si precipitò a parlarle di persona. La
intercettò sulla soglia dell'ascensore proprio mentre stava
lasciando gli studio.
«Ciao Lyla. Ti ho vista dal monitor del circuito chiuso mentre
lasciavi un messaggio nella mia cassetta. Cosa volevi dirmi?»
Diede una veloce occhiata in giro, quindi gli disse: «Seguimi,
andiamo in un posto più riservato»
Uscirono dalla DT e si diressero verso il porto. Lì presero la
direzione del molo 12 e Lyla lo fece entrare in una piccola
costruzione dall'aspetto fatiscente. In realtà l'interno
nascondeva delle attrezzature altamente sofisticate.
«Benvenuto in casa mia.» disse Lyla con un sorriso «Spero sia
di tuo gradimento!»
«Wow!» fu il commento di Paperino «a guardarla da fuori non le
avrei dato due cent! Comunque non credo che tu mi abbia portato
qui solo per farmi vedere dove abiti.»
«Infatti,» rispose lei in tono serio «sta succedendo qualcosa
di molto strano.»
«Non sei la sola ad avermi fatto notare questo particolare.»
disse Paperino ripensando alla discussione avuta con Uno la sera
prima.
«Ah, davvero?» fece Lyla un po' sorpresa «E chi è questo
altro tuo "informatore"?».
«Nessuno che valga la pena di presentarti.» minimizzò. Quindi
riportò il filo del discorso su acque più calme,
rimproverandosi mentalmente per quella sua uscita «Continua, ti
prego.»
«Dunque, ieri sera, erano circa le 23.17, i miei sensori hanno
captato ben tre violazioni al continuum temporale.»
«Sarebbe a dire...?»
«Tre viaggi nel tempo non autorizzati. Gli strumenti che vedi
qui hanno confermato i miei rilevamenti, ma quando ho contattato
Time 0 per riferire dell'accaduto mi hanno risposto che i loro
sensori non avevano riportato nulla di anomalo non solo per quel
giorno, ma addirittura per tutto il mese! Allora ho provveduto ad
un'autoanalisi dei miei circuiti interni, quindi ho verificato
tutti gli strumenti pezzo per pezzo, ed è venuto fuori che era
tutto in ordine. A quel punto mi sono chiesta "Se sia io che
i miei computer hanno riportato un'anomalia temporale che non
risulta invece al Quartier Generale, e dalle verifiche risulta
che qui è tutto in ordine, allora dov'è il problema?".»
«A Time 0?» ipotizzò Paperino.
Lyla annuì col capo «A Time 0. Mi sono recata lì e ho chiesto
un'immediata revisione di tutte le apparecchiature che tengono
sotto controllo il ventesimo secolo, e il risultato è stato
ancora negativo. Nessun difetto!»
«Ma allora...» Paperino era un po' confuso.
«Allora ho capito. Qualcuno alla centrale operativa di Time 0 ha
fatto sparire i tracciati compromettenti e li ha sostituiti con
altri in cui non era riportato nulla. Ora bisogna solo capire chi
ha agito in questo modo e con quale scopo.»
Paperino ripensò a ciò che Uno gli aveva detto circa una delle
sue rilevazioni sulle scie tachioniche.
«Pensi che possa essere stato il Razziatore?» chiese Paperino.
«Ne dubito,» rispose Lyla «il tracciato non corrispondeva alla
tipica impronta della sua cronovela. Comunque sto conducendo
altre ricerche e spero quanto prima di farti avere nuove notizie.
Volevo contattarti già ieri sera per darti queste informazioni,
ma sei scomparso fino a stasera!»
«Eh, già! Ho avuto qualche piccolo contrattempo.» rispose
sfiorandosi con una mano la testa nel punto in cui aveva ricevuto
la botta. A causa di essa aveva dovuto prendersi una giornata di
malattia. Poi gli balenò in mente la sera prima.
«Ma,... allora... il messaggio...»
«Quale messaggio?» s'incuriosì Lyla.
«Niente... niente. Cosa di poco conto. Grazie per le
informazioni. Ora devo andare.» si avviò verso la porta.
«Ciao!» fu il veloce commiato di Paperino.
«Ciao...» fu il saluto un po' sbigottito di Lyla.
"Ma allora chi l'ha inviato quel messaggio?" fu
l'interrogativo che lo tormentò per tutta la notte.
Cap V -
L'addestramento
Base segreta Troy, 37 miglia a
nord-ovest di Sidney, Australia, anno 2278.
«Capisci adesso perché è così importante raggirare il
prossimo?» chiese il dottor Dragonic al piccolo papero seduto
davanti a lui.
«Certo! È necessario per riuscire a primeggiare su tutti e
diventare il padrone del mondo!» rispose quello perfidamente.
«Bravissimo! E cosa ne pensiamo noi degli amici?» lo incalzò.
«Servono solo finché possiamo sfruttarli senza dover dare loro
nulla in cambio, e quando non ci sono più utili vanno eliminati
senza alcuna pietà!»
«Sei un bravo discepolo.»
«Grazie, padre.»
«Ora sei pronto per passare dalla teoria alla pratica.»
«Vuoi dire che finalmente...» azzardò il piccolo con aria
avida.
«Sì, Radar ti insegnerà tutto sull'uso delle armi e ti
rivelerà qual è l'ostacolo più grande sulla strada che ci
porterà alla...» bzzzzz «...conquista...» bzzzz bzzzz «del
potere!» bzzzzzzz «Insomma, Radar, si può sapere come ha fatto
quest'ape ad entrare nel rifugio? Non dovremmo essere
completamente isolati dall'esterno?»
«Sono davvero morificato, dottore. Non mi spiego veramente come
questo insetto abbia potuto...» si schernì Radar mentre
accorreva in tutta fretta.
«Lascia stare, non sforzare troppo quella patata che ti trovi al
posto del cervello. Piuttosto vedi di eliminarla. SUBITO!»
«Sì, dottore!»
Ma ormai dell'ape non v'era più traccia. Era uscita dallo stesso
foro che aveva praticato nella parete con il suo microlaser per
poter entrare nel bunker. Una volta all'esterno trasmise la
registrazione effettuata al suo padrone. Quindi, esaurita la sua
funzione, il piccolo droide si autodistrusse.
Una volta visionata la trasmissione, colui che l'aveva ricevuta
si alzò in piedi di scatto dalla sua postazione olovisiva e si
diresse rapidamente verso una stanza nascosta da una parete
scorrevole, da cui estrasse una cronovela da polso.
«È ora di fare due chiacchiere con PK...» disse; quindi sparì
nel nulla, o meglio, fra le pieghe del tempo.
Cap VI -
Un'ultima verifica
Paperopoli, ore 10.40 di un
lunedì mattina come tanti altri. Paperino stava camminando
nervosamente tra le centinaia di persone che affollavano il
centro commerciale, lo sguardo puntato a terra e la testa persa
tra le nuvole. "Chi ha mandato quel messaggio, chi?"
era l'unico pensiero che lo affliggeva. Aveva appena finito di
fare la spesa e, poiché non aveva altre commissioni da sbrigare
(il fine mese con tutte le bollette da pagare era fortunatamente
ancora lontano...), decise di tornare subito alla DT per rivedere
con Uno (per l'ennesima volta!) gli strani fatti degli ultimi tre
giorni. Svoltato l'angolo si ritrovò a dover evitare un tizio
piantato in mezzo al marciapiede come un palo. Stava per
dirgliene quattro, quando s'accorse che quello non l'aveva
degnato neanche di uno sguardo, in quanto tutta la sua attenzione
era rapita da qualcosa di ben più importante.
Fino a quel momento Paperino non aveva fatto molto caso al mondo
che lo circondava, ma quello scontro, e la successiva
arrabbiatura, era stato per lui come una doccia fredda per
l'ubriaco. Si accorse finalmente dei rumori intorno a lui,
soprattutto di quelli dietro di lui, e quando si girò gli si
stampò in faccia la stessa espressione attonita dell'altro
passante. La busta della spesa gli cadde dalle braccia in un
concerto di vetro e uova in frantumi. NO! Non poteva credere a
quello che vedevano i suoi occhi! Lui, cioè no, PK, cioè lui,
cioè... insomma PK che stava rapinando una banca!!!
Il sacco della refurtiva sotto ad un braccio, con la mano libera
sparava a zero sugli agenti di sicurezza e su qualsiasi veicolo
in movimento (dall'alto un elicottero stava riprendendo tutta la
scena, tenendosi fuori tiro. Ah! giorno sublime per Angus Fangus,
che finalmente poteva esibire prove concrete sulla vera indole
del sedicente paladino mascherato).
«Arrenditi Paperinik! Sei circondato. Non puoi pen...» zzapp
«Argh!»
«Paul, Paul! Maledetto, te la faremo pagare!» gridò con
ferocia l'altra guardia all'indirizzo di PK.
«Ah! ah! ah! Tremo tutto!» quindi spinse un pulsante su un
bracciale e scomparve.
Paperino non riusciva ancora a capacitarsi di ciò che aveva
visto, gli era sembrato di vivere la scena come in sogno, i sensi
attutiti da pensieri vorticosi, i rumori ovattati e metallici
provenienti da un'altra dimensione. E poi la gente, le grida, e
la Terra che non voleva saperne di starsene ferma per un minuto!
Tutto girava e girava e girava. Qualcuno, da un punto imprecisato
di qualche sconosciuto universo, indicandolo gridò: «Quello lì
è l'amico dell'assassino! È suo complice! Prendiamolo!
Giustizia, GIUSTIZIA!!!». Stava per crollare (quello che era
appena successo aveva definitivamente messo in ginocchio il suo
sistema nervoso, già duramente provato da due notti insonni),
quando qualcuno lo strattonò via con forza dalla folla che si
accalcava e che stava per soffocarlo. Non riuscì a capire chi
l'avesse aiutato in quel momento: tutto era scuro, sempre più
scuro... Era la notte. No! Era molto peggio: era la fine.
«Bravo, ben fatto figliolo!» disse Dragonic al comparire di PK,
del suo PK «Ho seguito la tua impresa sul cronovideo. Hai
brillantemente superato l'ultima prova. Ora sei finalmente pronto
ad affrontare il nostro nemico!»
«Non vedo l'ora» rispose l'altro con un sinistro luccichio
nello sguardo.
Cap. VII
- Riunione di famiglia
Paperino riaprì lentamente gli
occhi. Li strizzò un paio di volte prima di riuscire a mettere a
fuoco l'ambiente circostante, e gli ci vollero all'incirca dieci
secondi prima di capire dove si trovasse. Era nella cameretta
attigua alla sala di Uno, dove di solito riposava durante i
periodi di crisi. Era solo lì dentro, ma dalla porta socchiusa
sentiva provenire delle voci concitate. Si alzò in piedi,
barcollò per un istante, quindi riprese il controllo delle sue
gambe e, dopo un'ultima verifica alla sua capacità di mantenersi
in equilibrio, entrò nell'altra stanza. Lì ebbe una grossa
sorpresa.
«Odin!» esclamò.
«Felice di vedere che ti sei ripreso, e che ti ricordi ancora di
me.» lo salutò Odin accogliendolo inoltre con un caloroso
sorriso.
«Come potrei scordarmi di te?» rispose Paperino.
«Bentornato tra noi, Socio! Credevo fossi entrato in letargo!
Hai dormito per ben sedici ore!» disse Uno.
«Aspetta, come... cosa intendi dire con "sedici
ore"?» domandò Paperino ancora un po' confuso.
«Esattamente quello che ho detto. Odin» Eidolon si inchinò
leggermente abbozzando un sorriso «ti ha portato qui sedici ore
fa, svenuto. Mi ha raccontato per sommi capi quello che hai visto
anche tu vicino al centro commerciale, quindi mi ha spiegato nei
minimi dettagli i retroscena che hanno portato a quello
scontro... come dite voi?... ah, sì, da Far West.»
«Se non vi dispiace, potrei essere messo anch'io a parte di
questi segreti?» domandò un po' indispettito Paperino.
«Ma certo!» intervenne Odin «Vedi, di qui a un secolo la
clonazione degli esseri viventi, compreso l'uomo, sarà un fatto
compiuto e sarà un procedimento più semplice di come è oggi
curare un raffreddore. Ma dopo la rivolta dei cloni del 2137, che
causò circa due miliardi di vittime ("Questo qui mi parla
del futuro al passato..." pensò Paperino), se ne sancì il
divieto più assoluto di pratica. Tutti i documenti, gli appunti
e le nozioni riguardanti il processo di clonazione vennero
completamente distrutti. O almeno così si credeva. Infatti una
potente banda criminale del 23° secolo, nota come
l'Organizzazione...»
«Ho già avuto il... piacere di conoscerla.» lo interruppe
Paperino.
«Oh!» Odin rimase un po' sorpreso «Comunque, dicevo che
l'Organizzazione, grazie ad un suo membro dal genio smisurato,
tal dottor Dragonic, è riuscita prima ad impossessarsi dei
piani, quindi a riprodurre nuovamente quel processo.»
«Ma quali sarebbero i vantaggi derivanti dalla clonazione?»
chiese Paperino.
«Semplice!» rispose Uno «Puoi creare un esercito di Razziatori
da usare a tuo piacimento.»
«Non solo.» continuò Odin «Immagina di tornare indietro nel
tempo, di uccidere Napoleone quando è ancora un ragazzino e di
mettere al suo posto un suo clone addestrato a dovere, e di fare
lo stesso con tutti i più importanti condottieri della
storia...»
«Si diventerebbe padroni del mondo lasciando che le guerre
abbiano esiti differenti per favorire un'unica parte.» disse
sbalordito Paperino.
«Già!» riprese Eidolon «Potresti instradare il corso della
storia nei binari da te previsti, e spingendosi oltre potrebbero
sostituire il creatore di Time 0, in modo che non ci sia alcun
Tempoliziotto a sorvegliare sul corretto svolgimento della
storia. Nessun rischio. Nessuna traccia. Nessun testimone. In
poche parole: il delitto perfetto! E oggi ne hai avuto un
assaggio.»
«Allora quel PK che ho visto...» disse titubante Paperino.
Odin annuì severamente.
«E io che credevo che si fosse trattato solo di un brutto
sogno!»
«Non è ora il momento di abbattersi. Dobbiamo studiare in
fretta un piano per la controffensiva.» disse sbrigativo Uno.
«Solo una domanda.» intervenne Paperino «Perché hanno scelto
proprio me?»
«Tu sei il... diciamo "paziente zero".» rispose Odin
«Se riusciranno a bloccarti avranno raggiunto due scopi: il
primo, verificare che la cosa può funzionare; la seconda,
eliminare un pericoloso avversario per i loro piani. Non credo
comunque che sarai in pericolo prima di doman...»
UAH! UAH! UAH!
Il segnale di allarme della DT entrò in funzione in quel preciso
istante. Sui monitor della sala di controllo comparvero le
immagini di PK che stava radendo al suolo l'androne del
pianterreno.
«Le ultime parole famose...» fu il sardonico commento di
Paperino.
«Non perdere tempo e corri a prepararti!» lo incalzò Uno.
«Ma come ha fatto ad entrare eludendo i tuoi sistemi di
sorveglianza?» chiese Paperino mentre si cambiava in fretta e
furia.
«Non dimenticarti che, essendo un tuo clone, ha il tuo stesso
tracciato bioenergetico. La sentinella elettronica lo avrà
scambiato per te e lo ha fatto passare senza problemi.» rispose
Uno.
«La domanda più importante è un'altra: come ha fatto ad
arrivare fino a qui?» disse Odin.
«Evidentemente ha visto Paperino tra la folla intorno alla banca
e non ha fatto altro che seguirvi.» rispose ancora Uno.
Paperino prese l'extransformer e si avviò verso l'ascensore. Si
fermò, si voltò, guardò fisso Odin e gli chiese: «E tu, come
hai fatto ad entrare?»
«È una lunga storia. Ora vai!» rispose laconico.
Paperino scomparve dietro la porta.
«Non hai consigli da darmi circa le armi che usa l'altro PK?»
chiese Uno.
«Purtroppo non ne so nulla.» rispose visibilmente dispiaciuto
Odin «Comunque ho fiducia in PK.»
«In quale dei due?» disse Uno guardando attraverso i monitor
PK, il vero PK, che si accingeva a dar battaglia all'avversario
più tenace che chiunque possa incontrare: se stesso.
Cap. VIII
- L'intrusione
«Che colpo di fortuna!»
esclamò eccitato Dragonic.
«Cosa c'è, padre?» chiese incuriosito PK.
«Tra la folla che ha assistito alla tua impresa alla banca c'era
anche il tuo doppio! Gli strumenti infatti sono andati in
risonanza, e questo significa solo una cosa: il tuo gemello era a
non più di cento metri da te. Ora sto sondando tutte le vie che
dipartono dalla piazza in cui hai agito in cerca di un residuo
del tracciato bioenergetico del nostro amichetto. Sarà una lunga
ricerca, e mi ci vorrà del tempo. Ora vai a riposarti, figlio
mio. Quando sarà il momento, ti informerò.»
«Grazie, padre.» e andò a dormire.
«Presto sarai mio!» grugnì Dragonic.
Circa diciotto ore dopo...
«Svegliati, figlio mio.»
«Mmmmh... Che c'è?»
«Ho trovato il nascondiglio del tuo doppio. Preparati allo
scontro decisivo!»
«Sono trent'anni che sono pronto!»
Prese le sue armi, quel ridicolo costume che avevano rubato nel
Museo di Paperopoli e la cronovela da polso. Poi saltò nel XX
Secolo.
«Stupido idiota!» rise Dragonic «Non appena mi avrai liberato
di quello sciocco buffone mascherato mi potrò sbarazzare
finalmente anche di te!»
Intanto, nascosto da un armadio, Radar ascoltava tutto. Aspettò
pazientemente che il dottore uscisse dalla camera per recarsi
nella sala dell'olovisione, quindi usò la sua radio cronale per
una comunicazione urgente: «Vi invio i dettagli del piano di
Dragonic insieme alle coordinate di arrivo spazio-temporali del
clone.». Seguì una breve trasmissione dati.
«Bene, ben fatto!» rispose una voce misteriosa. «Sarai
ricompensato per questo.»
Nel frattempo il PK clone era arrivato a destinazione. Si trovava
di fronte ad un grattacielo la cui entrata aveva una forma
inquietante. Gli ricordava il becco spalancato di un rapace su un
viso di orco. "Che razza di gusti..." fu il suo
pensiero. Si avviò verso il portone d'ingresso, che si spalancò
senza nessuna difficoltà, e fu accolto da una voce elettronica
che disse: «Benvenuto, Paperino»
"Paperino." rimuginò "dunque è questo il tuo
vero nome. Bene, vediamo di darti una svegliata!".
E aprì il fuoco con il suo demolecolarizzatore su tutto ciò che
lo circondava.
Due minuti dopo il suo avversario era lì, dritto davanti a lui,
vestito anch'egli con quel ridicolo costume da pagliaccio. Rimase
per un momento sbigottito. "È come guardarsi in uno
specchio." pensò. L'unica differenza visibile stava
nell'arma che l'altro impugnava: una specie di scudo quadrato con
un'appendice a forma di mano che spuntava su uno dei lati.
L'aria si fece tesa. I muscoli di entrambi si contrassero al
massimo, pronti ad uno scatto che poteva significare la vita o la
morte. Gli occhi dell'uno fissi in quelli dell'altro intenti a
studiarsi, a cercare di prevenire qualunque mossa
dell'avversario.
Il combattimento era cominciato.
Cap. IX -
PK contro
L'orologio nell'androne scoccò
le quattro del mattino.
«Dunque saresti tu l'usurpatore che scorrazza per la città
infangando la mia reputazione!»
«Ah! ah! ah! E che razza di reputazione può mai avere uno a cui
piace vestirsi come un pupazzo?»
«Fossi in te non riderei ma mi preoccuperei per la tua sorte!»
«Hai detto bene: la TUA sorte.»
«Hai capito benissimo cosa intendevo dire.»
«Che c'è, hai deciso di eliminarmi con le chiacchiere? Io direi
che è arrivato il momento di decidere chi di noi due meriti di
essere l'unico esemplare al mondo!»
«Vedo che hai fretta di andare incontro al tuo destino. Bene,
allora ti mostro una scorciatoia!» e lanciò l'extransformer
verso il nemico.
Con un balzo felino l'altro PK si rintanò dietro un bancone e
fece fuoco con la sua arma.
PK schivò il colpo, che andò a praticare un foro di circa due
metri di diametro nella parete alle sue spalle.
«Socio, è meglio che lo porti all'esterno in un luogo deserto.
Qui sei troppo penalizzato dagli spazi angusti.» gli comunicò
Uno.
«Ma lui ora è nelle mie stesse condizioni. Qui siamo alla pari
e poi posso proteggermi. Ma all'aperto, senza nulla dietro cui
nascondermi...» replicò PK.
«Qui sei praticamente un topo in trappola. La sua arma è
facilmente maneggiabile, essendo una pistola laser, mentre
l'extransformer dà il meglio di sé negli spazi aperti.»
«Allora farò come mi consigli.» si rivolse quindi al suo
antagonista «Seguimi, se nei sei capace!» e accese il razzo
dell'extransformer uscendo dalla DT e dirigendosi verso la piana
desertica adiacente Paperopoli.
«Che fai coniglio, scappi? Ne hai già avuto abbastanza? Ma
tanto ti prendo, la fuga è inutile!» e partì all'inseguimento
usando due minibooster applicati alla cintura della sua tuta.
Sfrecciando tra i palazzi della città PK tentò un paio di volte
di sorprendere l'avversario tentando manovre al limite della
resistenza fisica per portarsi in coda al nemico e bloccarlo
così col raggio bradionico, ma quell'altro era abile quanto lui
e riuscì ad eludere i suoi tentativi, cercando a sua volta di
colpirlo con la sua arma. Nessun colpo raggiunse il bersaglio,
poiché PK riusciva a schivarli, seppur con estrema fatica. In
compenso però andarono a centrare diverse auto in sosta e
devastarono un negozio.
Lo scontro, nonostante la tarda ora, non passò certo
inosservato, e in breve i marciapiedi brulicarono di gente
curiosa, scesa anche in pigiama e pantofole richiamata dalla
catena dei "Non sai cosa ti stai perdendo!" o
"Questa devi vederla per poterci credere!". Del resto
non capitava tutti i giorni di vedere due Paperinik che
battagliavano nel cuore di Paperopoli.
La notizia arrivò anche alle orecchie di Angus che, senza
perdere un solo istante, si precipitò all'aeroporto per prendere
l'elicottero di 00 Channell per confezionare un servizio coi
fiocchi!
«Due PK che si azzuffano per la città mettendo in pericolo
persone e cose. Troppo bello, per essere vero! Troppo bello!»
continuò a ripetersi per tutto il tragitto.
Cap. X -
Lotta senza quartiere
L'elicottero raggiunse i due PK
proprio nel momento in cui stavano uscendo dalla città.
«Avvicinati di più! Così non vedo bene... Ma chi ti ha dato la
patente di guida?» continuava a sbraitare Angus all'indirizzo
del pilota, reo di non riuscire a stare dietro ai due.
«Brevetto! Si chiama brevetto, e non patente di guida!» fu
l'esasperata risposta «E poi quei due viaggeranno a più di
duecentocinquanta orari, mentre questo trabiccolo non va a più
di centottanta. È già un miracolo se siamo riusciti a
raggiungerli tagliando per il parco mentre loro zigzagavano per
tutta Paperopoli.»
«Scuse, nient'altro che scuse...» disse a denti stretti Angus.
Ormai i due erano troppo lontani.
«È inutile perder tempo, torniamo indietro. Per questa volta mi
accontenterò di qualche buona intervista ai testimoni oculari.»
commentò rassegnato.
L'elicottero virò e tornò verso il centro della città.
I due, che erano ormai giunti in pieno deserto, non si erano
neanche accorti del mezzo che li aveva seguiti fino alle porte di
Paperopoli. Tutta la loro attenzione era dedicata esclusivamente
all'avversario.
«Ecco fatto!» disse PK «L'ho portato dove volevi. e ora?»
«Tienilo occupato finché non avrò raccolto dati a sufficienza
sul suo laser e sul modo più efficace per neutralizzarlo.»
rispose Uno.
«Certo! Mentre tu ti trastulli io dovrò giocare a guardie e
ladri cercando solo di evitare di essere fritto!!!» disse
sarcastico PK.
«Sempre a lamen... ATTENTO!»
L'avvertimento giunse appena in tempo. PK si era distratto per un
attimo parlando con Uno, e questa leggerezza a momenti gli
costava il portapiume. Un colpo lo sfiorò appena sopra la testa,
incenerendo all'istante il berretto.
«Fai più attenzione, Socio!» si raccomandò Uno.
«Grazie, amico!» disse di cuore PK.
PK si diresse verso uno spuntone di roccia che affiorava dal
terreno brullo, e lì si nascose, in attesa della mossa
dell'altro.
«E tu avresti dato scacco a diversi criminali? E come, di
grazia? Facendoli forse crepare dal ridere? Sei ridicolo.
Guardati! Continui a fuggire e a nasconderti. Non sei che un
vigliacco! Ora capisco perché nascondi il tuo volto con una
maschera: è la vergogna.» lo insultava l'altro PK «Ma io non
ho niente di cui vergognarmi, perciò questa è inutile!» e
così dicendo si strappò via la mascherina dal viso.
PK uscì dal suo rifugio e ripeté il gesto del suo nemico. Ma
fece di più. Liberò il braccio dall'extransformer, che cadde
per terra con un tonfo cupo.
«Bene, se mi vuoi, sono qui!»
L'altro gettò via la sua arma e si preparò al corpo a corpo.
Erano a non più di cinque metri l'uno dall'altro, esattamente
nella stessa posizione di stallo di quando erano entrambi
nell'androne della DT. Solo che stavolta avrebbero fatto
affidamento solo sulle proprie capacità.
Cominciarono a girare in tondo, come in una strana danza
propiziatoria. Gli unici spettatori due condor, su un ramo
lontano, pigri al sole e in attesa di sapere chi dei due sarebbe
stato il loro pasto.
Nessuno dei due PK voleva concedere all'avversario il privilegio
della prima mossa, ma se questa si fosse rivelata errata avrebbe
potuto significare la fine.
La tensione era giunta ormai al suo culmine, quando un crepitio
nell'aria ruppe la concentrazione dei due. Un vortice di luce
squarciò lo spazio, e da esso uscì un individuo con una strana
arma in mano. Uno dei due PK lo riconobbe subito.
«Padre!» disse un po' sbalordito «Come mai sei qui?»
PK sgranò gli occhi. Dunque doveva essere costui il dottor
Dragonic, l'uomo che si era appropriato della sua individualità
per farne un facsimile.
«Vedi, figliolo,» rispose il dottore «ero ormai stufo di
questa pantomima. È chiaro che le vostre risorse, sia mentali
che fisiche, si equivalgono. Credevo che un certo tipo di
addestramento avrebbe potuto creare nuove potenzialità nel clone
rispetto all'individuo originale, ma mi sbagliavo. Evidentemente
non si può andare oltre le capacità che ci sono assegnate dal
nostro codice genetico. Comunque l'esperimento posso considerarlo
ugualmente un successo. Grazie al materiale raccolto posso ora
seguire una nuova strada che mi porterà alla realizzazione dei
miei desideri. Ora posso mettere fine a questo inutile
combattimento.»
«Ti ringrazio, padre, ma non ho bisogno del tuo aiuto. Posso
benissimo cavarmela da solo.»
«Ma come, ancora non hai capito? Non sono venuto qui solo per
lui.» ed indicò PK.
«Cosa... Vuoi dire che...»
«Esattamente, figlio.» (l'ultima parola la pronunciò con
disprezzo) «Tu non mi puoi più essere di nessun aiuto, quindi
posso eliminarti.»
«Non puoi...» farfugliò. Sembrava un bambino. Gli tornarono
alla mente gli anni di studio e addestramento, tutto quel tempo
trascorso insieme e durante il quale aveva imparato a chiamare
"padre" il dottore. Una persona dura e spigolosa,
certo, con degli improvvisi sbalzi d'umore, come del resto hanno
tanti altri, ma comunque colui a cui doveva tutto, a cui doveva
la sua vita. Come poteva ora rivoltarsi contro la propria
creatura e volerne la distruzione?
«Certo che posso!» replicò sprezzante Dragonic «Comunque, se
ti può essere di conforto, puoi ancora fare qualcosa per me.
Questa» disse indicando l'arma stretta in pugno «è una mia
nuova invenzione. L'ho chiamata "atomizzatore
quantico". Secondo me è un bel nome, anche se magari è un
po' altisonante. Il suo principio è semplice: lancia un impulso
di particelle accelerate su una lunghezza d'onda particolare, che
ha effetto solo sulle molecole organiche, che una volta colpito
il bersaglio fanno entrare le cellule che compongono il bersaglio
in risonanza quantica, facendo sciogliere i legami che tengono
uniti gli atomi. Il corpo "evapora" lasciando intatto
tutto il resto, cioè vestiti e oggetti, e il tutto senza
procurare il minimo dolore alla vittima.»
«Dovremmo allora esserti grati per questa "morte
pietosa" che ci hai riservato?» disse tagliente PK,
rompendo il suo lungo silenzio.
«Credo proprio di sì!» ribatté in tono di scherno Dragonic
«E ora siete pronti ad essere le cavie per il mio nuovo
esperimento?» e puntò l'arma verso PK.
Premette un pulsante. Un raggio color porpora baluginò
nell'aria. PK rivide tutta la sua vita, istante per istante.
"Proprio come nei film!" fu il suo ultimo pensiero.
Chiuse gli occhi («NO!» gli sembrò di sentire urlare, ma
doveva essere la sua immaginazione) in attesa si sentire qualcosa
(che cosa?). Nulla. Allora era vero che non provocava alcun
dolore. Riaprì gli occhi. Era ancora lì. Davanti a lui,
frapposto fra sé e il dottore pazzo c'era il suo clone,
immobile, che gli dava le spalle. D'un tratto questi cadde a
terra.
Dragonic era pronto a colpire anche l'altro, quando comparvero
dal nulla due individui, uno dei quali era Radar, vestiti con le
uniformi dell'Organizzazione.
«Dottor Dragonic, lasci l'arma e si consegni. È accusato di
tradimento nei confronti dell'Organ...»
«Radar, maledetto doppiogiochista!» imprecò Dragonic fuggendo
nel futuro.
I suoi aguzzini scomparvero inseguendolo attraverso la stessa
fessura temporale.
PK non riusciva ancora a capacitarsi di cosa fosse accaduto.
Guardò in basso, si chinò e prese fra le braccia l'altro se
stesso.
«Non muoverti, cercherò di aiutarti.» lo incoraggiò «Uno,
manda subito la Pikar!» urlò.
«No, non preoccuparti, non credo che il processo sia
reversibile.»
«Ma perché, perché ti sei sacrificato per me...» disse PK
quasi sul punto di piangere.
«L'ho fatto anche per me.» rispose l'altro «Ho avuto un solo
istante di riflessione prima che facesse fuoco su di te, e in
quel momento, ho capito.»
«Capito? Capito cosa? UNO! SBRIGATI CON QUELLA DANNATA
MACCHINA!!!» ringhiò PK ormai in preda ai singhiozzi.
«Ho fatto quello che ogni figlio avrebbe fatto per suo padre,»
guardò PK dritto negli occhi «il suo VERO padre.»
Ormai il suo corpo non aveva più dei contorni ben definiti, e
quasi non pesava più. Sembrava il ritratto di un maestro
impressionista.
«Solo un'ultima cosa,» disse porgendogli la sua cronovela da
polso «non lasciare impunita la mia morte.» reclinò il capo
appoggiandolo al petto di PK «È stato bello conoscerti. Addio,
papà.»
Le sue spoglie svanirono, lasciando solo un vestito vuoto.
Nient'altro. Non un grido di dolore, non un lamento. Era stato
tutto più drammatico perché non c'era più nulla a
testimonianza di quella tragedia: non dei resti da piangere né
un ricordo da accarezzare. Solo una promessa da mantenere.
Lasciò che il suo capo scivolasse all'indietro e gridò al cielo
impassibile tutta la sua impotenza.
Quindi raccolse la cronovela e il demolecolarizzatore, deciso a
seguire la flebile scia tachionica rimasta. Guardando in
lontananza i due condor che, maestosi, si levavano al cielo per
andare in caccia di nuove prede, disse: «Vengo a prenderti.».
Cap. XI
- Vendetta!
PK uscì dal tunnel temporale
proprio nel momento in cui il dottor Dragonic riusciva a
rinchiudersi all'interno di un bunker ben protetto, intorno al
quale subito si alzò una barriera di energia che circondò anche
loro. Ciò significava che non potevano essere utilizzate le
cronovele per tornare indietro nel tempo di quel tanto che
bastava per bloccare il dottore prima che infilasse la porta
corazzata, ed inoltre limitava i loro movimenti entro un raggio
di 15 metri dal nascondiglio di Dragonic.
I due individui che aveva visto prima stavano tentando in ogni
modo di forzare l'entrata. Era tutto inutile, e Radar lo sapeva
bene. Quest'ultimo, girandosi di scatto, fissò PK e si diresse
verso di lui.
«Quale dei due sei tu?» chiese brutalmente.
«Come?» fece PK non capendo sulle prime a cosa si riferisse.
Quindi realizzò: «Sono "l'originale".»
«Uhm, va bene lo stesso.»
«Per fare cosa? E poi voi chi siete?»
«Sono Radar, spia di fiducia dell'Organizzazione. Sono stato
assegnato alla sorveglianza di Dragonic fin dal momento in cui
illustrò al Consiglio il suo folle progetto. La sua idea era
quella di creare un esercito di creature geneticamente perfette,
ampliando le capacità di pochi individui già particolarmente
dotati di abilità intellettive e fisiche superiori alla norma,
da mettere al servizio dell'Organizzazione stessa per la
conquista del mondo. Ma durante lo sviluppo del progetto il
dottore mostrò diverse volte mire personali, ed il culmine si è
avuto quando disse che le sue ricerche erano naufragate, mentre
in realtà stava completando con successo l'esperimento sul
paziente zero.»
«Il mio clone.»
«Proprio lui. Sono stato allora incaricato di osservare fin dove
possibile le sue ricerche, assecondandolo in tutto e per tutto,
eliminandolo non appena fosse diventato inutile o pericoloso per
noi.»
«E io cosa c'entro in tutto questo?»
«Ti proponiamo uno scambio vantaggioso.»
«Sarebbe...?»
«Noi ti lasciamo vivere,» e così dicendo gli puntò un
disintegratore alla testa «e tu in cambio ci dai una mano a
stanarlo e a recuperare tutti i suoi studi sulla clonazione.»
«Beh, visto che me lo chiedete così gentilmente» disse PK con
l'acqua alla gola «non vedo come potrei dirvi di no!»
«Bene.» si compiacque Radar riponendo la pistola laser «Allora
ascolta il mio piano...»
Cap. XII
- Fine di un pazzo
All'interno del bunker il
dottor Dragonic non era tranquillo. Certo, con la barriera di
energia aveva evitato che i suoi nemici potessero sorprenderlo
tornando indietro nel passato, solo a costo di non poter a sua
volta usare la cronovela per fuggire in un altro tempo. Inoltre
non aveva pensato né ad armare esternamente quella fortezza, né
tantomeno a costruirsi una via di fuga segreta in caso di
pericolo. Era stato troppo avventato e sicuro di sé nella
realizzazione di quell'impianto, e il risultato era che ora si
trovava in trappola. L'unica speranza era quella di riuscire a
creare in fretta un diversivo per distrarre i suoi persecutori e
scappare, prima che fossero loro ad inventarsi qualcosa con cui
stanarlo per poterlo poi catturare. Si avvicinò alla sua
attrezzatura scientifica e cominciò a lavorare freneticamente
per realizzare un'idea che gli era venuta in mente.
Intanto all'esterno fervevano i preparativi per la trappola.
Radar aveva spiegato a PK che non c'era la possibilità di
forzare la porta, né di sfondare le pareti con i laser in loro
possesso, poiché esse erano costituite da cinque metri di roccia
granitica e le loro armi si sarebbero scaricate a meno di metà
percorso. Avrebbero potuto farle saltare in aria impostando al
massimo la carica distruttiva del demolecolarizzatore che PK
aveva preso al suo clone, ma avrebbero anche rischiato di
distruggere tutto il laboratorio con il suo prezioso contenuto.
L'unica possibilità era quella di forzare il dottore ad uscire
dal bunker. A quel punto l'avrebbero immobilizzato e ridotto
all'impotenza. Quindi l'avrebbero portato al cospetto del
Consiglio dell'Organizzazione, previa requisizione di tutto il
materiale sulla clonazione. Dopodiché PK sarebbe stato libero di
tornarsene al suo tempo.
Mentre i tre, all'esterno, prendevano posizione, nell'edificio
Dragonic stava mettendo a punto gli ultimi dettagli della sua
fuga. «Accelerazione di accrescimento: +224%; abilità manuale:
+11%; accrescimento cerebrale: -38%. Bene, i dati sono stati
impostati. Vediamo. Dunque... mmmh, sì, bene, bene, bene, ben...
no! maledizione! Stabilità prevista di 4 minuti e 22 secondi!
Troppo pochi... Speriamo comunque che bastino, o dovrò vendere
cara la pelle.»
Ormai PK e gli altri avevano completato la preparazione del
piano. Era giunto il momento di metterlo in atto. Radar aveva
dato istruzioni al suo compagno di scalare la collinetta
posizionandosi proprio sulla sommità della porta, in modo che
non fosse inquadrato dalle telecamere esterne di sorveglianza,
mentre lui si sarebbe portato al limite della barriera dove
avrebbe scavato una piccola fossa, mostrando l'intento di voler
costruire un galleria con la quale sbucare al di là di quel muro
di energia. A PK spettava il compito di appropinquarsi alla porta
facendo finta di caricare al massimo il suo demolecolarizzatore
per farlo esplodere in corrispondenza della porta blindata. Come
da istruzioni, PK lasciò l'arma attivata a due metri
dall'entrata, quindi si diresse di corsa verso la fossa che Radar
stava scavando. Il trucco sembrò funzionare.
All'improvviso la porta si spalancò, e Dragonic si precipitò
all'esterno. Radar smise subito di scavare e puntò il laser
verso il dottore intimandogli di fermarsi. Quello lo squadrò
come se non avesse capito una sola parola di quello che gli stava
dicendo.
«Deve essere veramente terrorizzato!» esclamò Radar.
PK si accorse che c'era qualcosa che non quadrava.
Nel frattempo il terzo "cacciatore" era sceso dalla sua
posizione ed aveva disattivato il demolecolarizzatore, ormai sul
punto di esplodere, e si era poi lanciato all'inseguimento del
fuggitivo.
In quel trambusto i tre non si accorsero di un altro Dragonic che
sgattaiolava furtivamente dall'entrata dirigendosi nella
direzione opposta verso cui correva il primo. Alla pressione del
suo dito su un radiotelecomando, che stringeva nella mano, una
microscarica elettrica sollecitò il braccio del Dragonic su cui
si era concentrata l'attenzione di PK e dei suoi due compagni,
facendolo alzare di scatto. Nella mano impugnava un
disintegratore. Nel timore che stesse per sparare, Radar aprì il
fuoco sul dottore, incenerendolo all'istante.
«Beh, se l'è cercata!» fu il suo laconico commento.
Con un'altra pressione sul radiocomando, il vero Dragonic
disattivò la barriera energetica e, al riparo da occhi
indiscreti, si rifugiò tra i canaloni del canyon vicino,
complimentandosi per il suo colpo di genio e rimproverandosi di
non aver portato con sé gli studi sulla clonazione.
«Ci rivedremo, e allora me la pagherete!» promise a se stesso.
«Ok, tutto quel che rimane da fare ora» disse Radar al suo
compagno «è di recuperare il lavoro di Dragonic. Tu invece che
farai P...» voltandosi, non lo vide più «PK! PK!» gridò.
SBROOAMMM!
Una tremenda esplosione dilaniò il bunker di Dragonic, con tutto
il suo lavoro. I due si guardarono allibiti. Quindi Radar
controllò velocemente la cintura del compagno. Il
demolecolarizzatore era sparito. E di PK, ormai, non c'era più
traccia.
Cap.
XIII - Pensieri...
Paperino era fermo davanti alla
grande finestra panoramica del piano segreto, seduto su un
piccolo sgabello, con in grembo il vecchio album di foto. Lo
sguardo continuava a scorrere tra le pesanti pagine ingiallite
del libro, ognuna con le sue storie fatte di piccoli momenti
catturati dalle istantanee. C'era di tutto: dalla tenerezza di
Nonna Papera che lo stringeva in braccio quando era ancora un
paperottolo alla fierezza dei nipotini che sollevavano l'ultimo
premio vinto alle GM; dalla prima foto di lui e il cugino
Paperoga che giocavano insieme da bambini nel parco all'immagine
di lui e lo Zione davanti all'ingresso della DT, ripresa il primo
giorno di quella che sarebbe stata la sua nuova vita. Era da
tanto ormai che non aveva un rapporto stretto con i suoi parenti
e i suoi migliori amici, e solo ora ne sentiva la mancanza.
Osservò fuori dalla finestra. Le nuvole si muovevano pigre nel
cielo. Giù in strada la gente che di solito gremiva i
marciapiedi quel pomeriggio era insolitamente rintanata in casa o
chissà dove. Sembrava che il mondo intero non avesse fretta di
muoversi.
Ripensò a quel che gli aveva detto Uno. Lo aveva rimproverato di
essersela presa troppo per la scomparsa del suo clone. "In
fondo, non era nient'altro che una goccia del tuo sangue un po'
cresciuta!" aveva sostenuto. Macchine! Ma in fondo come
poteva pretendere che Uno capisse? Del resto, dal suo punto di
vista, ciò che asseriva era vero. Ma la verità era anche
un'altra: quella goccia di sangue era stata l'inizio di un nuovo
individuo con i suoi pensieri, le sue motivazioni, le sue azioni,
le sue speranze. Anche se aveva agito in modo sbagliato, la colpa
non era sua. È l'ambiente che ci stringe intorno che ci insegna
come comportarci. Ma lui in fondo era un buono, e l'aveva
dimostrato sacrificandosi per quello che aveva compreso essere il
suo vero genitore, anche se un po' particolare. Ma Uno non
avrebbe potuto mai e poi mai comprendere tutto questo. Del resto,
anche i bambini non sono altro che il risultato dell'unione di
due cellule. Questo vuol dire forse che ce ne possiamo
tranquillamente sbarazzare, tanto "Non sono nient'altro che
una cellula del nostro corpo un po' cresciuta?". Le macchine
non avrebbero mai capito il mistero e la grandiosità
dell'esistenza, della vita!
Guardò ancora un po' fuori, poi si alzò e lentamente si avviò
verso la sua stanzetta. Tornò con in mano un paio di forbici e
delle fototessere che si era fatto scattare quella mattina. Ne
ritagliò due. Le incollò quindi insieme su un foglio di carta,
togliendo il superfluo e lasciando un piccolo spazio per una
didascalia. Scrisse: "Io e mio fratello".
Ora il libro aveva una storia in più da raccontare.
IDEA ORIGINALE: FRANCESCO "NUTELLA"
PALAGIANO - 1998.
AUTORE: FRANCESCO "NUTELLA" PALAGIANO.
I PERSONAGGI RIPORTATI NEL RACCONTO SONO REGISTRATI DALLA WALT
DISNEY TRANNE IL PERSONAGGIO DI RADAR E DEL DOTTOR DRAGONIC.
NON SONO CONSENTITE MODIFICHE ALLA STORIA (IN TUTTO O IN PARTE) O
LA SUA DIFFUSIONE ALL'ESTERNO DELLA MAILING LIST ALL'INDIRIZZO
PKERS@EDU-GW.DIA.UNISA.IT SENZA ESPLICITO CONSENSO DELL'AUTORE.
L'AUTORE RINGRAZIA:
- ALESSANDRO BIANCO E GLI ALTRI OWNER DELLA ML PER
AVER CONCESSO A TUTTI LO SPAZIO PER LE PROPRIE IDEE
- TUTTI COLORO CHE HANNO LETTO QUESTA STORIA.
L'AUTORE INVITA TUTTI A SCRIVERGLI PER COMMENTI,
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