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PK Contro
di Francesco "Nutella" Palagiano

Cap. I Cap. II Cap. III Cap. IV Cap. V Cap. VI Cap. VII Cap. VIII Cap. IX Cap. X Cap. XI Cap. XII Cap. XIII

Cap. I - Ronda notturna

Nonostante fosse tutto calmo da un paio di settimane (escludendo qualche scaramuccia di poco conto tra le gang rivali di Paperopoli), PK non poteva permettersi di abbassare la guardia neanche per un momento visto che Evroniani, Razziatori e feccia varia potevano tramare nell'ombra aspettando l'occasione più propizia per sferrare un nuovo attacco.
Certo era strana questa quiete apparente, ma dopo gli ultimi scontri sentiva il bisogno di un po' di sana routine.
«Allora, vecchio mantello, tutto bene?»
«Yaawn! Tutto liscio come l'olio. Comincio a pensare seriamente di prendermi un periodo di ferie, tanto qui non succede nulla!»
«Un altro? Per carità! Ti ricordi cosa è successo l'ultima volta che ti sei allontanato?»
«Ah! ah! ah! Allora qualche traccia è rimasta nei tuoi circuiti di memoria.»
«Beh, non molto effettivamente. Ogni tanto ho quello che voi chiamereste un "flashback".»
Un rumore di acciaio divelto attirò l'attenzione di PK.
«Scusa, Uno. Sembra che stanotte ci sia qualcuno che soffra di insonnia. Vado a dargli un sonnifero e continuiamo la discussione.»
«In bocca al lupo, Socio!»
Grazie al potente razzo dell'extransformer arrivò sul luogo del misfatto in pochi secondi. Si appostò sul tetto di un palazzo antistante il negozio in cui erano entrati i ladri per studiare il punto migliore da cui portare l'attacco.
"Strano!" pensò "O sono dei dilettanti o sono solo affamati."
Infatti i malfattori non avevano preso di mira né una banca né una gioielleria né un negozio che contenesse dei beni preziosi, bensì una semplice frutteria!
"Comunque, oro o rape devo fare il mio dovere!" e scese dall'edificio in un vicolo buio per tenersi nascosto il più a lungo possibile dalla vista dei delinquenti.
Toccato terra si accostò all'angolo per dare un'altra occhiata, questa volta all'interno del locale così da poter vedere il numero degli avversari, quando fu colpito alle spalle da un aggressore comparso dal nulla. Dal negozio uscì un individuo esile, dalle sembianze rapaci, che sgranocchiava una mela. I piccoli occhi azzurri lasciavano intuire una grande intelligenza ed una malvagità senza pari.
«Tempismo perfetto, Radar!» disse rivolto all'uomo nel vicolo.
«Grazie, dottore.» rispose l'altro esibendosi in un esagerato quanto comico inchino.
«Ed ora» continuò il primo estraendo una provetta da una borsa criogenica che aveva a tracolla «portiamo a termine la nostra missione.» e così dicendo raccolse nella provetta una goccia di sangue uscita dall'incisione che l'altro energumeno avevano praticato con un coltello su un dito di PK.
«Bene, bene. Possiamo andare!»
«Ma, dottore, lo lasciamo in vita?»
«Certo, Radar! Altrimenti che gusto ci sarebbe, poi?»
«Capisco. Lei è davvero diabolico!»
«Lo so. E tu vedi di non dimenticarlo. Mai!»
E, azionate le loro cronovele, tornarono nel tempo da cui erano venuti.
Lyla registrò due violazioni al continuum temporale a pochi minuti di distanza l'una dall'altra, ma non riuscì a determinare con esattezza il luogo dove erano avvenute. Contattò Time 0, ma dal Quartier Generale non seppero darle alcuna notizia utile. Anzi, a loro non risultava nulla.
«Sei sicura di non aver bisogno di una revisione al tuo cervello positronico?» disse caustico l'agente, da sempre insofferente verso i droidi.
«Ne avresti forse bisogno tu se ne avessi uno, di cervello!» fu la risposta tagliente di Lyla.
Stranamente la comunicazione cadde e non riuscì a ristabilirla se non quando cambiò il turno dell'agente addetto alle comunicazioni temporali.
Intanto qualcun altro era molto curioso di ciò che era accaduto. "Non posso crederci che l'abbiano fatto!" si meravigliò un testimone che aveva osservato le ultime fasi dell'aggressione a PK "Non posso crederci!" e scomparve nel nulla, esattamente come gli altri due.
"E tre..." pensò Lyla.

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Cap. II - Il messaggio

«...e tre!» finì di contare Uno e l'extransformer emise una leggera scarica elettrica che fece riacquistare i sensi a PK.
«Ohi ohi ohi!» si lamentò mentre con una mano si massaggiava il capo e, istintivamente, portava quella con il dito ferito alla bocca. «E questo come me lo sono fatto?» si domandò mentre con gli occhi cercava un vetro o un oggetto acuminato con cui poteva essersi procurato quel taglio. O forse era il risultato di una furente colluttazione con i criminali dalla quale, evidentemente, era uscito perdente? No, era da escludere. Ricordava benissimo che un attimo prima era in piedi a scrutare il negozio, ed un attimo dopo... il buio.
«Allora, tutto bene?» chiese apprensivo Uno per l'ennesima volta.
«Non proprio. Ho un bernoccolo in testa grande quanto una palla da tennis e un taglio sul dito che sembra il Grand Canyon!» rispose ancora un po' dolorante PK.
«Sei sempre il solito esagerato! Torna alla DT che vedo di rimetterti in sesto io, tanto dei tuoi aggressori non c'è più traccia e i miei sensori non registrano altri strani movimenti in città.»
«La ricetta è la solita?»
«Ma certo! Ciambelline accompagnate da una fumante tazza di cioccolato bollente.»
Tre secondi dopo PK parlava faccia a faccia con l'intelligenza artificiale.
«È incredibile come tu riesca a farmi stupire ogni volta delle capacità dei mezzi di padron Ducklair!»
«Eh! eh! eh! Se fossi in grado di apprezzare gli spuntini che tu stesso prepari, lo capiresti senza difficoltà!»
Per Uno era un sollievo vedere che la disavventura di pochi istanti prima non aveva intaccato lo spirito del suo amico.
«A proposito,» chiese PK «i tuoi sensori hanno registrato qualcosa di insolito? Non mi è parso normale che tu stessi sondando la città in cerca di altri "strani movimenti".»
«A dire il vero è anche questo il motivo per cui ti ho fatto tornare così in fretta. Ho captato tre scie tachioniche nei pressi del luogo dell'agguato, e una di esse combaciava quasi perfettamente con la tua posizione. Inoltre appena sei arrivato qui ho ricevuto questo.» e gli mostrò uno strano messaggio.
«Non riesco a capire come chi l'ha spedito abbia potuto sapere dove mandarlo,» continuò «ma soprattutto quale canale usare, visto che si è servito di una frequenza per le segnalazioni urgenti che padron Ducklair ha installato in caso di estremo pericolo e che conosciamo solo io e lui.»
«Possibile che Everett...»
«Lo escludo! Il messaggio non ha la sua firma digitale di autenticazione. Anzi, è senza firma. Solo un'altra intelligenza artificiale come me potrebbe mascherare la propria identità così bene.»
"Due?" pensò PK "No, dev'essere certamente Lyla!".
Lesse quindi il messaggio. Non diceva molto, ma era inquietante: "ATTENTO PK. D'ORA IN POI GUARDATI DA TE STESSO!".

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Cap. III - Una nuova vita?

Paperopoli, Base K, centro di sviluppo di nuove tecnologie dell'Organizzazione, anno 2271.
«Dottor Dragonic, DOTTOR DRAGONIC! Rispondete immediatamente!!!» tuonò il Capo del Consiglio dell'Organizzazione.
«Eccomi, signore. Avete bisogno dei miei servigi?» rispose il dottore con accento melenso.
«Come è andata la vostra missione nel ventesimo secolo?»
«Male, purtroppo. Un piccolo inconveniente ci ha fermati nel momento più cruciale, ed ora non c'è più la possibilità di rimediare all'errore.»
«Allora l'esperimento...»
«Andato anche quello. Sono davvero mortificato. Io...»
«Non mi interessano le scuse!» ruggì «Io voglio solo fatti! Il Consiglio giudicherà sul vostro operato. Preparate un'adeguata difesa. Addio!» e si allontanò.
«Certo che mi preparerò,» sussurrò tra i denti stretti in un ghigno «ma a diventare il padrone del mondo, stupido grassone senza cervello!» e, voltandosi, si diresse in tutta fretta verso il laboratorio 24.
«Allora, Radar. La situazione?» chiese al suo fedele assistente spalancando la porta.
«Il feto è quasi completamente sviluppato, signore. È stato un successo totale!» rispose quello.
«Bene bene bene. Se tutto continua come previsto dai miei calcoli, tra cinque ore potremo cominciare ad allevare un nuovo anatroccolo, ed io» fissò con occhi non proprio benevoli il piccolo bozzolo all'interno della teca di cristallo, tutto intubato e collegato a strani macchinari «sarò finalmente un papà. Argh! Argh! Argh! Argh!»

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Cap. IV - L'indagine

La sera dopo PK stava ancora cercando di capire il significato del messaggio ricevuto quando, prima di partire per la sua ronda abituale, scorse su uno dei monitor della sorveglianza interna Lyla che stava lasciando un biglietto nella sua cassetta personale nello studio di 00Channell.
Domandandosi cosa avesse da dirgli, dismise subito i panni del paladino mascherato e si precipitò a parlarle di persona. La intercettò sulla soglia dell'ascensore proprio mentre stava lasciando gli studio.
«Ciao Lyla. Ti ho vista dal monitor del circuito chiuso mentre lasciavi un messaggio nella mia cassetta. Cosa volevi dirmi?»
Diede una veloce occhiata in giro, quindi gli disse: «Seguimi, andiamo in un posto più riservato»
Uscirono dalla DT e si diressero verso il porto. Lì presero la direzione del molo 12 e Lyla lo fece entrare in una piccola costruzione dall'aspetto fatiscente. In realtà l'interno nascondeva delle attrezzature altamente sofisticate.
«Benvenuto in casa mia.» disse Lyla con un sorriso «Spero sia di tuo gradimento!»
«Wow!» fu il commento di Paperino «a guardarla da fuori non le avrei dato due cent! Comunque non credo che tu mi abbia portato qui solo per farmi vedere dove abiti.»
«Infatti,» rispose lei in tono serio «sta succedendo qualcosa di molto strano.»
«Non sei la sola ad avermi fatto notare questo particolare.» disse Paperino ripensando alla discussione avuta con Uno la sera prima.
«Ah, davvero?» fece Lyla un po' sorpresa «E chi è questo altro tuo "informatore"?».
«Nessuno che valga la pena di presentarti.» minimizzò. Quindi riportò il filo del discorso su acque più calme, rimproverandosi mentalmente per quella sua uscita «Continua, ti prego.»
«Dunque, ieri sera, erano circa le 23.17, i miei sensori hanno captato ben tre violazioni al continuum temporale.»
«Sarebbe a dire...?»
«Tre viaggi nel tempo non autorizzati. Gli strumenti che vedi qui hanno confermato i miei rilevamenti, ma quando ho contattato Time 0 per riferire dell'accaduto mi hanno risposto che i loro sensori non avevano riportato nulla di anomalo non solo per quel giorno, ma addirittura per tutto il mese! Allora ho provveduto ad un'autoanalisi dei miei circuiti interni, quindi ho verificato tutti gli strumenti pezzo per pezzo, ed è venuto fuori che era tutto in ordine. A quel punto mi sono chiesta "Se sia io che i miei computer hanno riportato un'anomalia temporale che non risulta invece al Quartier Generale, e dalle verifiche risulta che qui è tutto in ordine, allora dov'è il problema?".»
«A Time 0?» ipotizzò Paperino.
Lyla annuì col capo «A Time 0. Mi sono recata lì e ho chiesto un'immediata revisione di tutte le apparecchiature che tengono sotto controllo il ventesimo secolo, e il risultato è stato ancora negativo. Nessun difetto!»
«Ma allora...» Paperino era un po' confuso.
«Allora ho capito. Qualcuno alla centrale operativa di Time 0 ha fatto sparire i tracciati compromettenti e li ha sostituiti con altri in cui non era riportato nulla. Ora bisogna solo capire chi ha agito in questo modo e con quale scopo.»
Paperino ripensò a ciò che Uno gli aveva detto circa una delle sue rilevazioni sulle scie tachioniche.
«Pensi che possa essere stato il Razziatore?» chiese Paperino.
«Ne dubito,» rispose Lyla «il tracciato non corrispondeva alla tipica impronta della sua cronovela. Comunque sto conducendo altre ricerche e spero quanto prima di farti avere nuove notizie. Volevo contattarti già ieri sera per darti queste informazioni, ma sei scomparso fino a stasera!»
«Eh, già! Ho avuto qualche piccolo contrattempo.» rispose sfiorandosi con una mano la testa nel punto in cui aveva ricevuto la botta. A causa di essa aveva dovuto prendersi una giornata di malattia. Poi gli balenò in mente la sera prima.
«Ma,... allora... il messaggio...»
«Quale messaggio?» s'incuriosì Lyla.
«Niente... niente. Cosa di poco conto. Grazie per le informazioni. Ora devo andare.» si avviò verso la porta.
«Ciao!» fu il veloce commiato di Paperino.
«Ciao...» fu il saluto un po' sbigottito di Lyla.
"Ma allora chi l'ha inviato quel messaggio?" fu l'interrogativo che lo tormentò per tutta la notte.

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Cap V - L'addestramento

Base segreta Troy, 37 miglia a nord-ovest di Sidney, Australia, anno 2278.
«Capisci adesso perché è così importante raggirare il prossimo?» chiese il dottor Dragonic al piccolo papero seduto davanti a lui.
«Certo! È necessario per riuscire a primeggiare su tutti e diventare il padrone del mondo!» rispose quello perfidamente.
«Bravissimo! E cosa ne pensiamo noi degli amici?» lo incalzò.
«Servono solo finché possiamo sfruttarli senza dover dare loro nulla in cambio, e quando non ci sono più utili vanno eliminati senza alcuna pietà!»
«Sei un bravo discepolo.»
«Grazie, padre.»
«Ora sei pronto per passare dalla teoria alla pratica.»
«Vuoi dire che finalmente...» azzardò il piccolo con aria avida.
«Sì, Radar ti insegnerà tutto sull'uso delle armi e ti rivelerà qual è l'ostacolo più grande sulla strada che ci porterà alla...» bzzzzz «...conquista...» bzzzz bzzzz «del potere!» bzzzzzzz «Insomma, Radar, si può sapere come ha fatto quest'ape ad entrare nel rifugio? Non dovremmo essere completamente isolati dall'esterno?»
«Sono davvero morificato, dottore. Non mi spiego veramente come questo insetto abbia potuto...» si schernì Radar mentre accorreva in tutta fretta.
«Lascia stare, non sforzare troppo quella patata che ti trovi al posto del cervello. Piuttosto vedi di eliminarla. SUBITO!»
«Sì, dottore!»
Ma ormai dell'ape non v'era più traccia. Era uscita dallo stesso foro che aveva praticato nella parete con il suo microlaser per poter entrare nel bunker. Una volta all'esterno trasmise la registrazione effettuata al suo padrone. Quindi, esaurita la sua funzione, il piccolo droide si autodistrusse.
Una volta visionata la trasmissione, colui che l'aveva ricevuta si alzò in piedi di scatto dalla sua postazione olovisiva e si diresse rapidamente verso una stanza nascosta da una parete scorrevole, da cui estrasse una cronovela da polso.
«È ora di fare due chiacchiere con PK...» disse; quindi sparì nel nulla, o meglio, fra le pieghe del tempo.

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Cap VI - Un'ultima verifica

Paperopoli, ore 10.40 di un lunedì mattina come tanti altri. Paperino stava camminando nervosamente tra le centinaia di persone che affollavano il centro commerciale, lo sguardo puntato a terra e la testa persa tra le nuvole. "Chi ha mandato quel messaggio, chi?" era l'unico pensiero che lo affliggeva. Aveva appena finito di fare la spesa e, poiché non aveva altre commissioni da sbrigare (il fine mese con tutte le bollette da pagare era fortunatamente ancora lontano...), decise di tornare subito alla DT per rivedere con Uno (per l'ennesima volta!) gli strani fatti degli ultimi tre giorni. Svoltato l'angolo si ritrovò a dover evitare un tizio piantato in mezzo al marciapiede come un palo. Stava per dirgliene quattro, quando s'accorse che quello non l'aveva degnato neanche di uno sguardo, in quanto tutta la sua attenzione era rapita da qualcosa di ben più importante.
Fino a quel momento Paperino non aveva fatto molto caso al mondo che lo circondava, ma quello scontro, e la successiva arrabbiatura, era stato per lui come una doccia fredda per l'ubriaco. Si accorse finalmente dei rumori intorno a lui, soprattutto di quelli dietro di lui, e quando si girò gli si stampò in faccia la stessa espressione attonita dell'altro passante. La busta della spesa gli cadde dalle braccia in un concerto di vetro e uova in frantumi. NO! Non poteva credere a quello che vedevano i suoi occhi! Lui, cioè no, PK, cioè lui, cioè... insomma PK che stava rapinando una banca!!!
Il sacco della refurtiva sotto ad un braccio, con la mano libera sparava a zero sugli agenti di sicurezza e su qualsiasi veicolo in movimento (dall'alto un elicottero stava riprendendo tutta la scena, tenendosi fuori tiro. Ah! giorno sublime per Angus Fangus, che finalmente poteva esibire prove concrete sulla vera indole del sedicente paladino mascherato).
«Arrenditi Paperinik! Sei circondato. Non puoi pen...» zzapp «Argh!»
«Paul, Paul! Maledetto, te la faremo pagare!» gridò con ferocia l'altra guardia all'indirizzo di PK.
«Ah! ah! ah! Tremo tutto!» quindi spinse un pulsante su un bracciale e scomparve.
Paperino non riusciva ancora a capacitarsi di ciò che aveva visto, gli era sembrato di vivere la scena come in sogno, i sensi attutiti da pensieri vorticosi, i rumori ovattati e metallici provenienti da un'altra dimensione. E poi la gente, le grida, e la Terra che non voleva saperne di starsene ferma per un minuto! Tutto girava e girava e girava. Qualcuno, da un punto imprecisato di qualche sconosciuto universo, indicandolo gridò: «Quello lì è l'amico dell'assassino! È suo complice! Prendiamolo! Giustizia, GIUSTIZIA!!!». Stava per crollare (quello che era appena successo aveva definitivamente messo in ginocchio il suo sistema nervoso, già duramente provato da due notti insonni), quando qualcuno lo strattonò via con forza dalla folla che si accalcava e che stava per soffocarlo. Non riuscì a capire chi l'avesse aiutato in quel momento: tutto era scuro, sempre più scuro... Era la notte. No! Era molto peggio: era la fine.
«Bravo, ben fatto figliolo!» disse Dragonic al comparire di PK, del suo PK «Ho seguito la tua impresa sul cronovideo. Hai brillantemente superato l'ultima prova. Ora sei finalmente pronto ad affrontare il nostro nemico!»
«Non vedo l'ora» rispose l'altro con un sinistro luccichio nello sguardo.

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Cap. VII - Riunione di famiglia

Paperino riaprì lentamente gli occhi. Li strizzò un paio di volte prima di riuscire a mettere a fuoco l'ambiente circostante, e gli ci vollero all'incirca dieci secondi prima di capire dove si trovasse. Era nella cameretta attigua alla sala di Uno, dove di solito riposava durante i periodi di crisi. Era solo lì dentro, ma dalla porta socchiusa sentiva provenire delle voci concitate. Si alzò in piedi, barcollò per un istante, quindi riprese il controllo delle sue gambe e, dopo un'ultima verifica alla sua capacità di mantenersi in equilibrio, entrò nell'altra stanza. Lì ebbe una grossa sorpresa.
«Odin!» esclamò.
«Felice di vedere che ti sei ripreso, e che ti ricordi ancora di me.» lo salutò Odin accogliendolo inoltre con un caloroso sorriso.
«Come potrei scordarmi di te?» rispose Paperino.
«Bentornato tra noi, Socio! Credevo fossi entrato in letargo! Hai dormito per ben sedici ore!» disse Uno.
«Aspetta, come... cosa intendi dire con "sedici ore"?» domandò Paperino ancora un po' confuso.
«Esattamente quello che ho detto. Odin» Eidolon si inchinò leggermente abbozzando un sorriso «ti ha portato qui sedici ore fa, svenuto. Mi ha raccontato per sommi capi quello che hai visto anche tu vicino al centro commerciale, quindi mi ha spiegato nei minimi dettagli i retroscena che hanno portato a quello scontro... come dite voi?... ah, sì, da Far West.»
«Se non vi dispiace, potrei essere messo anch'io a parte di questi segreti?» domandò un po' indispettito Paperino.
«Ma certo!» intervenne Odin «Vedi, di qui a un secolo la clonazione degli esseri viventi, compreso l'uomo, sarà un fatto compiuto e sarà un procedimento più semplice di come è oggi curare un raffreddore. Ma dopo la rivolta dei cloni del 2137, che causò circa due miliardi di vittime ("Questo qui mi parla del futuro al passato..." pensò Paperino), se ne sancì il divieto più assoluto di pratica. Tutti i documenti, gli appunti e le nozioni riguardanti il processo di clonazione vennero completamente distrutti. O almeno così si credeva. Infatti una potente banda criminale del 23° secolo, nota come l'Organizzazione...»
«Ho già avuto il... piacere di conoscerla.» lo interruppe Paperino.
«Oh!» Odin rimase un po' sorpreso «Comunque, dicevo che l'Organizzazione, grazie ad un suo membro dal genio smisurato, tal dottor Dragonic, è riuscita prima ad impossessarsi dei piani, quindi a riprodurre nuovamente quel processo.»
«Ma quali sarebbero i vantaggi derivanti dalla clonazione?» chiese Paperino.
«Semplice!» rispose Uno «Puoi creare un esercito di Razziatori da usare a tuo piacimento.»
«Non solo.» continuò Odin «Immagina di tornare indietro nel tempo, di uccidere Napoleone quando è ancora un ragazzino e di mettere al suo posto un suo clone addestrato a dovere, e di fare lo stesso con tutti i più importanti condottieri della storia...»
«Si diventerebbe padroni del mondo lasciando che le guerre abbiano esiti differenti per favorire un'unica parte.» disse sbalordito Paperino.
«Già!» riprese Eidolon «Potresti instradare il corso della storia nei binari da te previsti, e spingendosi oltre potrebbero sostituire il creatore di Time 0, in modo che non ci sia alcun Tempoliziotto a sorvegliare sul corretto svolgimento della storia. Nessun rischio. Nessuna traccia. Nessun testimone. In poche parole: il delitto perfetto! E oggi ne hai avuto un assaggio.»
«Allora quel PK che ho visto...» disse titubante Paperino.
Odin annuì severamente.
«E io che credevo che si fosse trattato solo di un brutto sogno!»
«Non è ora il momento di abbattersi. Dobbiamo studiare in fretta un piano per la controffensiva.» disse sbrigativo Uno.
«Solo una domanda.» intervenne Paperino «Perché hanno scelto proprio me?»
«Tu sei il... diciamo "paziente zero".» rispose Odin «Se riusciranno a bloccarti avranno raggiunto due scopi: il primo, verificare che la cosa può funzionare; la seconda, eliminare un pericoloso avversario per i loro piani. Non credo comunque che sarai in pericolo prima di doman...»
UAH! UAH! UAH!
Il segnale di allarme della DT entrò in funzione in quel preciso istante. Sui monitor della sala di controllo comparvero le immagini di PK che stava radendo al suolo l'androne del pianterreno.
«Le ultime parole famose...» fu il sardonico commento di Paperino.
«Non perdere tempo e corri a prepararti!» lo incalzò Uno.
«Ma come ha fatto ad entrare eludendo i tuoi sistemi di sorveglianza?» chiese Paperino mentre si cambiava in fretta e furia.
«Non dimenticarti che, essendo un tuo clone, ha il tuo stesso tracciato bioenergetico. La sentinella elettronica lo avrà scambiato per te e lo ha fatto passare senza problemi.» rispose Uno.
«La domanda più importante è un'altra: come ha fatto ad arrivare fino a qui?» disse Odin.
«Evidentemente ha visto Paperino tra la folla intorno alla banca e non ha fatto altro che seguirvi.» rispose ancora Uno.
Paperino prese l'extransformer e si avviò verso l'ascensore. Si fermò, si voltò, guardò fisso Odin e gli chiese: «E tu, come hai fatto ad entrare?»
«È una lunga storia. Ora vai!» rispose laconico.
Paperino scomparve dietro la porta.
«Non hai consigli da darmi circa le armi che usa l'altro PK?» chiese Uno.
«Purtroppo non ne so nulla.» rispose visibilmente dispiaciuto Odin «Comunque ho fiducia in PK.»
«In quale dei due?» disse Uno guardando attraverso i monitor PK, il vero PK, che si accingeva a dar battaglia all'avversario più tenace che chiunque possa incontrare: se stesso.

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Cap. VIII - L'intrusione

«Che colpo di fortuna!» esclamò eccitato Dragonic.
«Cosa c'è, padre?» chiese incuriosito PK.
«Tra la folla che ha assistito alla tua impresa alla banca c'era anche il tuo doppio! Gli strumenti infatti sono andati in risonanza, e questo significa solo una cosa: il tuo gemello era a non più di cento metri da te. Ora sto sondando tutte le vie che dipartono dalla piazza in cui hai agito in cerca di un residuo del tracciato bioenergetico del nostro amichetto. Sarà una lunga ricerca, e mi ci vorrà del tempo. Ora vai a riposarti, figlio mio. Quando sarà il momento, ti informerò.»
«Grazie, padre.» e andò a dormire.
«Presto sarai mio!» grugnì Dragonic.
Circa diciotto ore dopo...
«Svegliati, figlio mio.»
«Mmmmh... Che c'è?»
«Ho trovato il nascondiglio del tuo doppio. Preparati allo scontro decisivo!»
«Sono trent'anni che sono pronto!»
Prese le sue armi, quel ridicolo costume che avevano rubato nel Museo di Paperopoli e la cronovela da polso. Poi saltò nel XX Secolo.
«Stupido idiota!» rise Dragonic «Non appena mi avrai liberato di quello sciocco buffone mascherato mi potrò sbarazzare finalmente anche di te!»
Intanto, nascosto da un armadio, Radar ascoltava tutto. Aspettò pazientemente che il dottore uscisse dalla camera per recarsi nella sala dell'olovisione, quindi usò la sua radio cronale per una comunicazione urgente: «Vi invio i dettagli del piano di Dragonic insieme alle coordinate di arrivo spazio-temporali del clone.». Seguì una breve trasmissione dati.
«Bene, ben fatto!» rispose una voce misteriosa. «Sarai ricompensato per questo.»
Nel frattempo il PK clone era arrivato a destinazione. Si trovava di fronte ad un grattacielo la cui entrata aveva una forma inquietante. Gli ricordava il becco spalancato di un rapace su un viso di orco. "Che razza di gusti..." fu il suo pensiero. Si avviò verso il portone d'ingresso, che si spalancò senza nessuna difficoltà, e fu accolto da una voce elettronica che disse: «Benvenuto, Paperino»
"Paperino." rimuginò "dunque è questo il tuo vero nome. Bene, vediamo di darti una svegliata!".
E aprì il fuoco con il suo demolecolarizzatore su tutto ciò che lo circondava.
Due minuti dopo il suo avversario era lì, dritto davanti a lui, vestito anch'egli con quel ridicolo costume da pagliaccio. Rimase per un momento sbigottito. "È come guardarsi in uno specchio." pensò. L'unica differenza visibile stava nell'arma che l'altro impugnava: una specie di scudo quadrato con un'appendice a forma di mano che spuntava su uno dei lati.
L'aria si fece tesa. I muscoli di entrambi si contrassero al massimo, pronti ad uno scatto che poteva significare la vita o la morte. Gli occhi dell'uno fissi in quelli dell'altro intenti a studiarsi, a cercare di prevenire qualunque mossa dell'avversario.
Il combattimento era cominciato.

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Cap. IX - PK contro

L'orologio nell'androne scoccò le quattro del mattino.
«Dunque saresti tu l'usurpatore che scorrazza per la città infangando la mia reputazione!»
«Ah! ah! ah! E che razza di reputazione può mai avere uno a cui piace vestirsi come un pupazzo?»
«Fossi in te non riderei ma mi preoccuperei per la tua sorte!»
«Hai detto bene: la TUA sorte.»
«Hai capito benissimo cosa intendevo dire.»
«Che c'è, hai deciso di eliminarmi con le chiacchiere? Io direi che è arrivato il momento di decidere chi di noi due meriti di essere l'unico esemplare al mondo!»
«Vedo che hai fretta di andare incontro al tuo destino. Bene, allora ti mostro una scorciatoia!» e lanciò l'extransformer verso il nemico.
Con un balzo felino l'altro PK si rintanò dietro un bancone e fece fuoco con la sua arma.
PK schivò il colpo, che andò a praticare un foro di circa due metri di diametro nella parete alle sue spalle.
«Socio, è meglio che lo porti all'esterno in un luogo deserto. Qui sei troppo penalizzato dagli spazi angusti.» gli comunicò Uno.
«Ma lui ora è nelle mie stesse condizioni. Qui siamo alla pari e poi posso proteggermi. Ma all'aperto, senza nulla dietro cui nascondermi...» replicò PK.
«Qui sei praticamente un topo in trappola. La sua arma è facilmente maneggiabile, essendo una pistola laser, mentre l'extransformer dà il meglio di sé negli spazi aperti.»
«Allora farò come mi consigli.» si rivolse quindi al suo antagonista «Seguimi, se nei sei capace!» e accese il razzo dell'extransformer uscendo dalla DT e dirigendosi verso la piana desertica adiacente Paperopoli.
«Che fai coniglio, scappi? Ne hai già avuto abbastanza? Ma tanto ti prendo, la fuga è inutile!» e partì all'inseguimento usando due minibooster applicati alla cintura della sua tuta.
Sfrecciando tra i palazzi della città PK tentò un paio di volte di sorprendere l'avversario tentando manovre al limite della resistenza fisica per portarsi in coda al nemico e bloccarlo così col raggio bradionico, ma quell'altro era abile quanto lui e riuscì ad eludere i suoi tentativi, cercando a sua volta di colpirlo con la sua arma. Nessun colpo raggiunse il bersaglio, poiché PK riusciva a schivarli, seppur con estrema fatica. In compenso però andarono a centrare diverse auto in sosta e devastarono un negozio.
Lo scontro, nonostante la tarda ora, non passò certo inosservato, e in breve i marciapiedi brulicarono di gente curiosa, scesa anche in pigiama e pantofole richiamata dalla catena dei "Non sai cosa ti stai perdendo!" o "Questa devi vederla per poterci credere!". Del resto non capitava tutti i giorni di vedere due Paperinik che battagliavano nel cuore di Paperopoli.
La notizia arrivò anche alle orecchie di Angus che, senza perdere un solo istante, si precipitò all'aeroporto per prendere l'elicottero di 00 Channell per confezionare un servizio coi fiocchi!
«Due PK che si azzuffano per la città mettendo in pericolo persone e cose. Troppo bello, per essere vero! Troppo bello!» continuò a ripetersi per tutto il tragitto.

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Cap. X - Lotta senza quartiere

L'elicottero raggiunse i due PK proprio nel momento in cui stavano uscendo dalla città.
«Avvicinati di più! Così non vedo bene... Ma chi ti ha dato la patente di guida?» continuava a sbraitare Angus all'indirizzo del pilota, reo di non riuscire a stare dietro ai due.
«Brevetto! Si chiama brevetto, e non patente di guida!» fu l'esasperata risposta «E poi quei due viaggeranno a più di duecentocinquanta orari, mentre questo trabiccolo non va a più di centottanta. È già un miracolo se siamo riusciti a raggiungerli tagliando per il parco mentre loro zigzagavano per tutta Paperopoli.»
«Scuse, nient'altro che scuse...» disse a denti stretti Angus. Ormai i due erano troppo lontani.
«È inutile perder tempo, torniamo indietro. Per questa volta mi accontenterò di qualche buona intervista ai testimoni oculari.» commentò rassegnato.
L'elicottero virò e tornò verso il centro della città.
I due, che erano ormai giunti in pieno deserto, non si erano neanche accorti del mezzo che li aveva seguiti fino alle porte di Paperopoli. Tutta la loro attenzione era dedicata esclusivamente all'avversario.
«Ecco fatto!» disse PK «L'ho portato dove volevi. e ora?»
«Tienilo occupato finché non avrò raccolto dati a sufficienza sul suo laser e sul modo più efficace per neutralizzarlo.» rispose Uno.
«Certo! Mentre tu ti trastulli io dovrò giocare a guardie e ladri cercando solo di evitare di essere fritto!!!» disse sarcastico PK.
«Sempre a lamen... ATTENTO!»
L'avvertimento giunse appena in tempo. PK si era distratto per un attimo parlando con Uno, e questa leggerezza a momenti gli costava il portapiume. Un colpo lo sfiorò appena sopra la testa, incenerendo all'istante il berretto.
«Fai più attenzione, Socio!» si raccomandò Uno.
«Grazie, amico!» disse di cuore PK.
PK si diresse verso uno spuntone di roccia che affiorava dal terreno brullo, e lì si nascose, in attesa della mossa dell'altro.
«E tu avresti dato scacco a diversi criminali? E come, di grazia? Facendoli forse crepare dal ridere? Sei ridicolo. Guardati! Continui a fuggire e a nasconderti. Non sei che un vigliacco! Ora capisco perché nascondi il tuo volto con una maschera: è la vergogna.» lo insultava l'altro PK «Ma io non ho niente di cui vergognarmi, perciò questa è inutile!» e così dicendo si strappò via la mascherina dal viso.
PK uscì dal suo rifugio e ripeté il gesto del suo nemico. Ma fece di più. Liberò il braccio dall'extransformer, che cadde per terra con un tonfo cupo.
«Bene, se mi vuoi, sono qui!»
L'altro gettò via la sua arma e si preparò al corpo a corpo.
Erano a non più di cinque metri l'uno dall'altro, esattamente nella stessa posizione di stallo di quando erano entrambi nell'androne della DT. Solo che stavolta avrebbero fatto affidamento solo sulle proprie capacità.
Cominciarono a girare in tondo, come in una strana danza propiziatoria. Gli unici spettatori due condor, su un ramo lontano, pigri al sole e in attesa di sapere chi dei due sarebbe stato il loro pasto.
Nessuno dei due PK voleva concedere all'avversario il privilegio della prima mossa, ma se questa si fosse rivelata errata avrebbe potuto significare la fine.
La tensione era giunta ormai al suo culmine, quando un crepitio nell'aria ruppe la concentrazione dei due. Un vortice di luce squarciò lo spazio, e da esso uscì un individuo con una strana arma in mano. Uno dei due PK lo riconobbe subito.
«Padre!» disse un po' sbalordito «Come mai sei qui?»
PK sgranò gli occhi. Dunque doveva essere costui il dottor Dragonic, l'uomo che si era appropriato della sua individualità per farne un facsimile.
«Vedi, figliolo,» rispose il dottore «ero ormai stufo di questa pantomima. È chiaro che le vostre risorse, sia mentali che fisiche, si equivalgono. Credevo che un certo tipo di addestramento avrebbe potuto creare nuove potenzialità nel clone rispetto all'individuo originale, ma mi sbagliavo. Evidentemente non si può andare oltre le capacità che ci sono assegnate dal nostro codice genetico. Comunque l'esperimento posso considerarlo ugualmente un successo. Grazie al materiale raccolto posso ora seguire una nuova strada che mi porterà alla realizzazione dei miei desideri. Ora posso mettere fine a questo inutile combattimento.»
«Ti ringrazio, padre, ma non ho bisogno del tuo aiuto. Posso benissimo cavarmela da solo.»
«Ma come, ancora non hai capito? Non sono venuto qui solo per lui.» ed indicò PK.
«Cosa... Vuoi dire che...»
«Esattamente, figlio.» (l'ultima parola la pronunciò con disprezzo) «Tu non mi puoi più essere di nessun aiuto, quindi posso eliminarti.»
«Non puoi...» farfugliò. Sembrava un bambino. Gli tornarono alla mente gli anni di studio e addestramento, tutto quel tempo trascorso insieme e durante il quale aveva imparato a chiamare "padre" il dottore. Una persona dura e spigolosa, certo, con degli improvvisi sbalzi d'umore, come del resto hanno tanti altri, ma comunque colui a cui doveva tutto, a cui doveva la sua vita. Come poteva ora rivoltarsi contro la propria creatura e volerne la distruzione?
«Certo che posso!» replicò sprezzante Dragonic «Comunque, se ti può essere di conforto, puoi ancora fare qualcosa per me. Questa» disse indicando l'arma stretta in pugno «è una mia nuova invenzione. L'ho chiamata "atomizzatore quantico". Secondo me è un bel nome, anche se magari è un po' altisonante. Il suo principio è semplice: lancia un impulso di particelle accelerate su una lunghezza d'onda particolare, che ha effetto solo sulle molecole organiche, che una volta colpito il bersaglio fanno entrare le cellule che compongono il bersaglio in risonanza quantica, facendo sciogliere i legami che tengono uniti gli atomi. Il corpo "evapora" lasciando intatto tutto il resto, cioè vestiti e oggetti, e il tutto senza procurare il minimo dolore alla vittima.»
«Dovremmo allora esserti grati per questa "morte pietosa" che ci hai riservato?» disse tagliente PK, rompendo il suo lungo silenzio.
«Credo proprio di sì!» ribatté in tono di scherno Dragonic «E ora siete pronti ad essere le cavie per il mio nuovo esperimento?» e puntò l'arma verso PK.
Premette un pulsante. Un raggio color porpora baluginò nell'aria. PK rivide tutta la sua vita, istante per istante. "Proprio come nei film!" fu il suo ultimo pensiero. Chiuse gli occhi («NO!» gli sembrò di sentire urlare, ma doveva essere la sua immaginazione) in attesa si sentire qualcosa (che cosa?). Nulla. Allora era vero che non provocava alcun dolore. Riaprì gli occhi. Era ancora lì. Davanti a lui, frapposto fra sé e il dottore pazzo c'era il suo clone, immobile, che gli dava le spalle. D'un tratto questi cadde a terra.
Dragonic era pronto a colpire anche l'altro, quando comparvero dal nulla due individui, uno dei quali era Radar, vestiti con le uniformi dell'Organizzazione.
«Dottor Dragonic, lasci l'arma e si consegni. È accusato di tradimento nei confronti dell'Organ...»
«Radar, maledetto doppiogiochista!» imprecò Dragonic fuggendo nel futuro.
I suoi aguzzini scomparvero inseguendolo attraverso la stessa fessura temporale.
PK non riusciva ancora a capacitarsi di cosa fosse accaduto. Guardò in basso, si chinò e prese fra le braccia l'altro se stesso.
«Non muoverti, cercherò di aiutarti.» lo incoraggiò «Uno, manda subito la Pikar!» urlò.
«No, non preoccuparti, non credo che il processo sia reversibile.»
«Ma perché, perché ti sei sacrificato per me...» disse PK quasi sul punto di piangere.
«L'ho fatto anche per me.» rispose l'altro «Ho avuto un solo istante di riflessione prima che facesse fuoco su di te, e in quel momento, ho capito.»
«Capito? Capito cosa? UNO! SBRIGATI CON QUELLA DANNATA MACCHINA!!!» ringhiò PK ormai in preda ai singhiozzi.
«Ho fatto quello che ogni figlio avrebbe fatto per suo padre,» guardò PK dritto negli occhi «il suo VERO padre.»
Ormai il suo corpo non aveva più dei contorni ben definiti, e quasi non pesava più. Sembrava il ritratto di un maestro impressionista.
«Solo un'ultima cosa,» disse porgendogli la sua cronovela da polso «non lasciare impunita la mia morte.» reclinò il capo appoggiandolo al petto di PK «È stato bello conoscerti. Addio, papà.»
Le sue spoglie svanirono, lasciando solo un vestito vuoto. Nient'altro. Non un grido di dolore, non un lamento. Era stato tutto più drammatico perché non c'era più nulla a testimonianza di quella tragedia: non dei resti da piangere né un ricordo da accarezzare. Solo una promessa da mantenere.
Lasciò che il suo capo scivolasse all'indietro e gridò al cielo impassibile tutta la sua impotenza.
Quindi raccolse la cronovela e il demolecolarizzatore, deciso a seguire la flebile scia tachionica rimasta. Guardando in lontananza i due condor che, maestosi, si levavano al cielo per andare in caccia di nuove prede, disse: «Vengo a prenderti.».

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Cap. XI - Vendetta!

PK uscì dal tunnel temporale proprio nel momento in cui il dottor Dragonic riusciva a rinchiudersi all'interno di un bunker ben protetto, intorno al quale subito si alzò una barriera di energia che circondò anche loro. Ciò significava che non potevano essere utilizzate le cronovele per tornare indietro nel tempo di quel tanto che bastava per bloccare il dottore prima che infilasse la porta corazzata, ed inoltre limitava i loro movimenti entro un raggio di 15 metri dal nascondiglio di Dragonic.
I due individui che aveva visto prima stavano tentando in ogni modo di forzare l'entrata. Era tutto inutile, e Radar lo sapeva bene. Quest'ultimo, girandosi di scatto, fissò PK e si diresse verso di lui.
«Quale dei due sei tu?» chiese brutalmente.
«Come?» fece PK non capendo sulle prime a cosa si riferisse. Quindi realizzò: «Sono "l'originale".»
«Uhm, va bene lo stesso.»
«Per fare cosa? E poi voi chi siete?»
«Sono Radar, spia di fiducia dell'Organizzazione. Sono stato assegnato alla sorveglianza di Dragonic fin dal momento in cui illustrò al Consiglio il suo folle progetto. La sua idea era quella di creare un esercito di creature geneticamente perfette, ampliando le capacità di pochi individui già particolarmente dotati di abilità intellettive e fisiche superiori alla norma, da mettere al servizio dell'Organizzazione stessa per la conquista del mondo. Ma durante lo sviluppo del progetto il dottore mostrò diverse volte mire personali, ed il culmine si è avuto quando disse che le sue ricerche erano naufragate, mentre in realtà stava completando con successo l'esperimento sul paziente zero.»
«Il mio clone.»
«Proprio lui. Sono stato allora incaricato di osservare fin dove possibile le sue ricerche, assecondandolo in tutto e per tutto, eliminandolo non appena fosse diventato inutile o pericoloso per noi.»
«E io cosa c'entro in tutto questo?»
«Ti proponiamo uno scambio vantaggioso.»
«Sarebbe...?»
«Noi ti lasciamo vivere,» e così dicendo gli puntò un disintegratore alla testa «e tu in cambio ci dai una mano a stanarlo e a recuperare tutti i suoi studi sulla clonazione.»
«Beh, visto che me lo chiedete così gentilmente» disse PK con l'acqua alla gola «non vedo come potrei dirvi di no!»
«Bene.» si compiacque Radar riponendo la pistola laser «Allora ascolta il mio piano...»

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Cap. XII - Fine di un pazzo

All'interno del bunker il dottor Dragonic non era tranquillo. Certo, con la barriera di energia aveva evitato che i suoi nemici potessero sorprenderlo tornando indietro nel passato, solo a costo di non poter a sua volta usare la cronovela per fuggire in un altro tempo. Inoltre non aveva pensato né ad armare esternamente quella fortezza, né tantomeno a costruirsi una via di fuga segreta in caso di pericolo. Era stato troppo avventato e sicuro di sé nella realizzazione di quell'impianto, e il risultato era che ora si trovava in trappola. L'unica speranza era quella di riuscire a creare in fretta un diversivo per distrarre i suoi persecutori e scappare, prima che fossero loro ad inventarsi qualcosa con cui stanarlo per poterlo poi catturare. Si avvicinò alla sua attrezzatura scientifica e cominciò a lavorare freneticamente per realizzare un'idea che gli era venuta in mente.
Intanto all'esterno fervevano i preparativi per la trappola. Radar aveva spiegato a PK che non c'era la possibilità di forzare la porta, né di sfondare le pareti con i laser in loro possesso, poiché esse erano costituite da cinque metri di roccia granitica e le loro armi si sarebbero scaricate a meno di metà percorso. Avrebbero potuto farle saltare in aria impostando al massimo la carica distruttiva del demolecolarizzatore che PK aveva preso al suo clone, ma avrebbero anche rischiato di distruggere tutto il laboratorio con il suo prezioso contenuto. L'unica possibilità era quella di forzare il dottore ad uscire dal bunker. A quel punto l'avrebbero immobilizzato e ridotto all'impotenza. Quindi l'avrebbero portato al cospetto del Consiglio dell'Organizzazione, previa requisizione di tutto il materiale sulla clonazione. Dopodiché PK sarebbe stato libero di tornarsene al suo tempo.
Mentre i tre, all'esterno, prendevano posizione, nell'edificio Dragonic stava mettendo a punto gli ultimi dettagli della sua fuga. «Accelerazione di accrescimento: +224%; abilità manuale: +11%; accrescimento cerebrale: -38%. Bene, i dati sono stati impostati. Vediamo. Dunque... mmmh, sì, bene, bene, bene, ben... no! maledizione! Stabilità prevista di 4 minuti e 22 secondi! Troppo pochi... Speriamo comunque che bastino, o dovrò vendere cara la pelle.»
Ormai PK e gli altri avevano completato la preparazione del piano. Era giunto il momento di metterlo in atto. Radar aveva dato istruzioni al suo compagno di scalare la collinetta posizionandosi proprio sulla sommità della porta, in modo che non fosse inquadrato dalle telecamere esterne di sorveglianza, mentre lui si sarebbe portato al limite della barriera dove avrebbe scavato una piccola fossa, mostrando l'intento di voler costruire un galleria con la quale sbucare al di là di quel muro di energia. A PK spettava il compito di appropinquarsi alla porta facendo finta di caricare al massimo il suo demolecolarizzatore per farlo esplodere in corrispondenza della porta blindata. Come da istruzioni, PK lasciò l'arma attivata a due metri dall'entrata, quindi si diresse di corsa verso la fossa che Radar stava scavando. Il trucco sembrò funzionare.
All'improvviso la porta si spalancò, e Dragonic si precipitò all'esterno. Radar smise subito di scavare e puntò il laser verso il dottore intimandogli di fermarsi. Quello lo squadrò come se non avesse capito una sola parola di quello che gli stava dicendo.
«Deve essere veramente terrorizzato!» esclamò Radar.
PK si accorse che c'era qualcosa che non quadrava.
Nel frattempo il terzo "cacciatore" era sceso dalla sua posizione ed aveva disattivato il demolecolarizzatore, ormai sul punto di esplodere, e si era poi lanciato all'inseguimento del fuggitivo.
In quel trambusto i tre non si accorsero di un altro Dragonic che sgattaiolava furtivamente dall'entrata dirigendosi nella direzione opposta verso cui correva il primo. Alla pressione del suo dito su un radiotelecomando, che stringeva nella mano, una microscarica elettrica sollecitò il braccio del Dragonic su cui si era concentrata l'attenzione di PK e dei suoi due compagni, facendolo alzare di scatto. Nella mano impugnava un disintegratore. Nel timore che stesse per sparare, Radar aprì il fuoco sul dottore, incenerendolo all'istante.
«Beh, se l'è cercata!» fu il suo laconico commento.
Con un'altra pressione sul radiocomando, il vero Dragonic disattivò la barriera energetica e, al riparo da occhi indiscreti, si rifugiò tra i canaloni del canyon vicino, complimentandosi per il suo colpo di genio e rimproverandosi di non aver portato con sé gli studi sulla clonazione.
«Ci rivedremo, e allora me la pagherete!» promise a se stesso.
«Ok, tutto quel che rimane da fare ora» disse Radar al suo compagno «è di recuperare il lavoro di Dragonic. Tu invece che farai P...» voltandosi, non lo vide più «PK! PK!» gridò.
SBROOAMMM!
Una tremenda esplosione dilaniò il bunker di Dragonic, con tutto il suo lavoro. I due si guardarono allibiti. Quindi Radar controllò velocemente la cintura del compagno. Il demolecolarizzatore era sparito. E di PK, ormai, non c'era più traccia.

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Cap. XIII - Pensieri...

Paperino era fermo davanti alla grande finestra panoramica del piano segreto, seduto su un piccolo sgabello, con in grembo il vecchio album di foto. Lo sguardo continuava a scorrere tra le pesanti pagine ingiallite del libro, ognuna con le sue storie fatte di piccoli momenti catturati dalle istantanee. C'era di tutto: dalla tenerezza di Nonna Papera che lo stringeva in braccio quando era ancora un paperottolo alla fierezza dei nipotini che sollevavano l'ultimo premio vinto alle GM; dalla prima foto di lui e il cugino Paperoga che giocavano insieme da bambini nel parco all'immagine di lui e lo Zione davanti all'ingresso della DT, ripresa il primo giorno di quella che sarebbe stata la sua nuova vita. Era da tanto ormai che non aveva un rapporto stretto con i suoi parenti e i suoi migliori amici, e solo ora ne sentiva la mancanza.
Osservò fuori dalla finestra. Le nuvole si muovevano pigre nel cielo. Giù in strada la gente che di solito gremiva i marciapiedi quel pomeriggio era insolitamente rintanata in casa o chissà dove. Sembrava che il mondo intero non avesse fretta di muoversi.
Ripensò a quel che gli aveva detto Uno. Lo aveva rimproverato di essersela presa troppo per la scomparsa del suo clone. "In fondo, non era nient'altro che una goccia del tuo sangue un po' cresciuta!" aveva sostenuto. Macchine! Ma in fondo come poteva pretendere che Uno capisse? Del resto, dal suo punto di vista, ciò che asseriva era vero. Ma la verità era anche un'altra: quella goccia di sangue era stata l'inizio di un nuovo individuo con i suoi pensieri, le sue motivazioni, le sue azioni, le sue speranze. Anche se aveva agito in modo sbagliato, la colpa non era sua. È l'ambiente che ci stringe intorno che ci insegna come comportarci. Ma lui in fondo era un buono, e l'aveva dimostrato sacrificandosi per quello che aveva compreso essere il suo vero genitore, anche se un po' particolare. Ma Uno non avrebbe potuto mai e poi mai comprendere tutto questo. Del resto, anche i bambini non sono altro che il risultato dell'unione di due cellule. Questo vuol dire forse che ce ne possiamo tranquillamente sbarazzare, tanto "Non sono nient'altro che una cellula del nostro corpo un po' cresciuta?". Le macchine non avrebbero mai capito il mistero e la grandiosità dell'esistenza, della vita!
Guardò ancora un po' fuori, poi si alzò e lentamente si avviò verso la sua stanzetta. Tornò con in mano un paio di forbici e delle fototessere che si era fatto scattare quella mattina. Ne ritagliò due. Le incollò quindi insieme su un foglio di carta, togliendo il superfluo e lasciando un piccolo spazio per una didascalia. Scrisse: "Io e mio fratello".
Ora il libro aveva una storia in più da raccontare.


IDEA ORIGINALE: FRANCESCO "NUTELLA" PALAGIANO - 1998.

AUTORE: FRANCESCO "NUTELLA" PALAGIANO.

I PERSONAGGI RIPORTATI NEL RACCONTO SONO REGISTRATI DALLA WALT DISNEY TRANNE IL PERSONAGGIO DI RADAR E DEL DOTTOR DRAGONIC.
NON SONO CONSENTITE MODIFICHE ALLA STORIA (IN TUTTO O IN PARTE) O LA SUA DIFFUSIONE ALL'ESTERNO DELLA MAILING LIST ALL'INDIRIZZO PKERS@EDU-GW.DIA.UNISA.IT SENZA ESPLICITO CONSENSO DELL'AUTORE.
L'AUTORE RINGRAZIA:

  • ALESSANDRO BIANCO E GLI ALTRI OWNER DELLA ML PER AVER CONCESSO A TUTTI LO SPAZIO PER LE PROPRIE IDEE
  • TUTTI COLORO CHE HANNO LETTO QUESTA STORIA.

L'AUTORE INVITA TUTTI A SCRIVERGLI PER COMMENTI, CRITICHE E CONSIGLI. INDIRIZZO: maverick@gedy.it


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