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NUOVE ACQUISIZIONI PRE- E PROTOSTORICHE NEI DINTORNI DI CORLEONE.

Alberto Scuderi, Angelo Vintaloro, Sebastiano Tusa - Centro Siciliano di Preistoria e Protostoria - Archeoclub di Corleone.


Attorno al centro urbano di Corleone sono stati ritrovati diversi insediamenti tra cui quelli orbitanti nel perimetro del massiccio di Montagna Vecchia, dove si trovaun imponente insediamento indigeno-ellenizzato, da qualche anno oggetto di primi interventi tecnico-scientifici. Si può ipotizzare una occupazione di parte dei vasti pianori sommitali a partire dall'eneolitico fino in epoca medievale, anche se talune facies pre- e protostoriche (Thapsos, Pantalica) non sono state ancora identificate.
Significative le presenze di ceramiche a superficie rossa lucida inquadrabili nella facies di Malpasso, l'attingitoio del tipo Rodì-Tindari-Vallelunga e un ricco campionario di ceramiche incise, impresse e dipinte dell'età del ferro inquadrabili nell'orizzonte indigeno-elimo. La sua caratterizzazione di sito naturalmente fortificato ed egemone rispetto al territorio circostante è indubbia ed ampiamente trattata.
Da ricordare la presenza della sorgente Cangina a mezza costa sul fianco settentrionale della montagna. Durante le ricerche dell'Archeoclub del 1992 e del 1994 sono state individuate le cinte murarie interne ed esterne dell'abitato, alcuni edifici pubblici, la necropoli, dove è stata scavata una tomba e l'immenso castello medievale. Gli insediamenti del Bosco del Gatto, di S. Elena, di Contrada Noce, di Spolentino, di Cardellia, di Giacomobello di Montagna Vecchia, di Castro e di Parodi, menzionati in senso orario, sono attribuibili in prevalenza all'eneolitico ed all'età del bronzo, con indizi di presenza neolitica (Giacomobello) e dell'età del ferro (Montagna Vecchia e S. Elena).
Il sito di Castro è stato frequentato durante l'età del bronzo e rappresenta uno dei pochi insediamenti fra i tanti del periodo, che presenta alcune caratteristiche che potrebbe farlo includere tra le rare presenze di cultura di Thapsos in questa parte dell'isola. Gli indizi in tal senso sono alcuni frammenti di vasi adoperati per scartocciare le spighe, particolarmente in uso in Sicilia nel medio bronzo. La caratterizzazione spiccatamente agraria dell'insediamento si nota, oltrechè attraverso il rinvenimento dei frammenti delle grandi teglie di impasto grossolono con la superficie interna profondamente attraversata da scanalature, già menzionati come vasi per estrarre granaglie, anche dalla presenza nella zona di terreni che possiedono una buona potenzialità agricola.
L'insediamento in questione appartiene probabilmente al complesso insediamentale che ha nella Montagna Vecchia il suo baricentro egemone, anche se al momento in quest'ultimo sito non abbiamo alcun indizio di presenza thapsiana, bensì di un momento immediatamente precedente che, però potrebbe coincidere.
Negli altri siti è presente la facies del Campaniforme, con le forme che si rifanno al Bicchiere di Villafrati, con base piatta e decorazione incisa e impressa, campita da segmenti obliqui o verticali paralleli con file di punti o reticoli. Di particolare interesse l'insediamento di Contrada Caputo, ai margini dell'abitato corleonese, frequentato durante l'antica età del bronzo. Rappresenta uno dei pochi siti, fra i tanti del periodo, che presenta un ricco campionario ceramico comprendente forme e decorazioni tipiche della facies di Partanna e Naro con taluni elementi che forse potrebbero inquadrarsi nella produzione castellucciana più classica, così come ci è nota nella Sicilia centro-orientale. Si tratta di un abitato dalla tipica morfologia insediamentale prediletta dai Castellucciuani. Si trova, infatti, sui terrazzi naturali in pendio al di sotto di un erto costone roccioso che protegge l'area insediamentale dei venti di tramontana.
Questo modello insediativo presupporrebbe che sul costono si trovi la necropoli, al momento nom identificata. I terreni della zona dell'insediamento possiedono una buona potenzialità agricola. L'insediamento in questione appartiene probabilmente al complesso insediamentale che ha nella Montagna Vecchia il suo baricentro egemone, anche se al momento in quest'ultimo sito non abbiamo alcun indizio di presenza castellucciana, bensì di un momento appena posteriore nell'ambito della medesima antica età del bronzo.
Di rilievo il sito di Contrada Giacomobello, dove sono state evidenziate in superficie, alcune strutture emergenti attribuibili ad alcune capanne di forma circolare e dove è stato recuperato del materiale di varie età, tra cui un frammento stentinelliano ed alcune lame in selce, di pregiata fattura. Più decentrato il sito di S. Felice posizionato ai margini del territorio Corleonese, in direzione sud-est, inquadrabile all'antica età del bronzo.
Recentemente è stata individuata una necropoli castellucciana in contrada S. Giovanni, che sarà oggetto di studio nel prossimo futuro.


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